giovedì 31 agosto 2017

Breizh con parentesi (6). Morbihan: Vannes, Brocéliande, Guéhenno, Sarzeau.

L'appartamento è proprio sull’oceano, a Sarzeau. 
Vue magnifique diceva l’annuncio, ed è meglio di quanto mi aspettassi. 
L’avevo scelta apposta – ma manco un bagno ci facciamo? E che vacanza estiva è? – avendo letto da qualche parte che il golfo di Morbihan vanta il clima migliore di tutta la Bretagna,  perciò è la meta preferita, insieme alla Costa Azzurra, per le vacanze balneari  dei francesi.
Due grosse vetrate, il patio coperto e piastrellato, il giardino, il viottolo, il muretto, la spiaggia smisurata e l’oceano.
Ma piove, mannaggia. 
E appena spunta il sole, il vento incalza.
Sfuma il giro del golfo in barca ma anche il sogno di  sdraiarsi sulla spiaggia per una  giornata di relax (ma anche mezza).
Eccheccazz. 
L’armamentario di costumi-asciugamani-protezione solare-occhialini-maschere e tubi, un inutile fardello a far ingombro nel bagagliaio. 
Non resta che munirsi di ombrello – e felpe -  e fare qualche giretto nei dintorni, scoprire il dipartimento del Morbihan, “l’esprit sud de la Bretagne”. 
[Segni di insofferenza e insubordinazione da parte di alcuni membri dell’equipaggio.]


Vannes è il capoluogo del Dipartimento. 
Una bellissima città, incastonata in fondo al golfo, al quale è collegata da un bacino stretto e lungo, un canale  in cui sono ormeggiate centinaia  di barche. 
(ma quando prendono il mare aperto? A dicembre forse?)
Al centro storico si può accedere dal porto, attraversando la porta Saint Vincent. 
Ancora case a graticcio, ma non solo.  








Gli edifici di diverse  epoche  e caratteristiche architettoniche sono uno accanto all’altro, senza che ciò crei disarmonia.


E’ bello affacciarsi  dalle mura medioevali e abbracciare con lo sguardo i  giardini dei remparts. 
Bellissimi e curatissimi. 


Ah, naturalmente anche Vannes può fregiarsi di etichette, ben due: Città di Arte e Storia e Città fiorita. 
A ragion veduta, però. 
E’ la più dinamica e movimentata tra le città bretoni che ho visitato finora. 
[scommetto che qualche ristorante o bistrot  resta aperto la sera anche oltre le nove]


E dopo Vannes? Il viaggio è agli sgoccioli, c’è ancora una giornata da dedicare alle escursioni. 
La Gacilly e Rochefort-en-Terre, o Lorient con il suo Festival Interceltico, o la foresta di Paimpont?
La scelta cade sulla Brocéliande o foresta di Paimpont, culla delle leggende arturiane, custode delle  mitologie celtiche. 
Sticazzi. 
Scenografia, artificio, fumo, fuffa. 
La strada per arrivare a Paimpont è costeggiata da altissimi e fittissimi alberi, e ha delle “salite” e “discese” simpatiche  assai. 
Paimpont è piuttosto anonima, tranne nel tratto che porta all’ufficio turistico che si differenzia dal resto del villaggio per l’abbondanza di negozi di souvenir con tutta la paccottiglia elfi folletti fate in vetroresina, spade  e cappelli a punta. 
Annessa all’ufficio turistico  vi è la Porte des Secrets, alcune stanze allestite in stile  similgardaland dove in luogo dell’ambientazione piratesca o egiziana vi sono “scenografie” rimandanti al ciclo arturiano e alle leggende celtiche. 
 E’ il punto di partenza per “esplorare” la foresta:   l’Ufficio del turismo propone vari percorsi.
Si intraprende la Balade poetique au bord de l’eau. 

Un giro di 4 chilometri attorno allo stagno di Paimpont, allietato da diversivi quali passerelle con tronchi mobili o elementi decorativi (come definirli non saprei) che si fondono nel bosco. 
Gli altri percorsi  prevedono lo spostamento in auto fino ai parcheggi preposti e poi “passeggiate”  nella foresta alla ricerca di  luoghi mitici: la tomba di Merlino, la fontana della giovinezza,  l’albero d’oro e la chiesa del Graal, che non ho visto, e chiossape che mi sono persa. 
Credo un sasso, un sasso nello stagno, un albero dipinto di oro, e una chiesa di pietra come tutte le chiese bretoni, considerato il resto. 



Il resto è il Castello di Comper  sul lago  di Viviane.
Viviane è la dama che consegna ad Artù la spada Excalibur o seduce  il Mago Merlino e che ha un cuofano di altre caratteristiche a seconda del tipo di leggenda, e quella della Broceliande vuole la sua residenza ultima proprio nel lago del castello.  
Il Castello di Comper, che è  privato, nell’aspetto attuale non ha proprio nulla che possa rimandare al ciclo bretone. 
Del nucleo originario del XII secolo non è rimasta che qualche pietra. Una residenza nobiliare ottocentesca attorniata da mura ricostruite, all’interno delle quali vi sono un laghetto e un parco. 
Il  castello ospita il Centre de l’Imaginaire Arthurien, un ibrido tra museo didattico e mostra spettacolo, con manichini vestiti da Viviane e Artù e vetrine con armature e armamentari medioevaleggianti. 
I pannelli e le informazioni sono in francese ed in inglese, ma non mi sembrano gran cosa.  
In una vetrina vi sono tre spade: l’attribuzione al possessore è un significativo  campanello d’allarme.

Certo, a conoscere il francese si può seguire la narrazione fatta dai ragazzi impegnati nelle visite guidate, che “recitano” qualcosa, accompagnati anche dalla musica. 


Ah, mannaggia. 
La musica è protagonista del festival interceltico di Lorient, occasione perduta.
Almeno la tarantella per arrivare alla foresta dell’imbrosatura è servita a vedere uno dei calvari bretoni, quello di Guéhenno

Calvari bretoni

I calvari sono tipici della Bretagna  e sono  sculture che in un solo blocco di pietra “rappresentano” tutti i momenti della passione. 
Una via crucis condensata. 
Guehenno è un paesino minuscolo perso nelle campagne. 
Poche case, il  complesso parrocchiale che comprende chiesa, cimitero e calvario, e un ufficio turistico (!) dove forniscono anche l’opuscoletto informativo in lingua italiana (!). 
Oltre noi, la sorridente ragazza dell’ufficio turistico e una signora che sistema i fiori su una tomba, non si vede altro essere umano.






Molto meglio di quello pseudo arturiano è il Castello di Suscinio
Costruito per i Duchi di Bretagna tra il XII e il XIII secolo, centro di un vasto “dominio” forestale e agricolo, con accesso al mare, venne abbandonato dal XVI secolo e fatto letteralmente a pezzi durante la rivoluzione francese. 
E’ stato oggetto  di un imponente lavoro di ristrutturazione (ricostruzione) iniziato nel 1980.  
[una sala del castello è dedicata proprio al  lavoro degli architetti e dei restauratori, ai metodi e alle tecniche]
I lavori non sono terminati ancora. 
La visita si snoda su tre livelli, in due ali separate: una è in esterna, l’altra  attraversa le sale interne. 
Nel “garde-robe de la Duchesse” vi sono degli stand con abiti e accessori a disposizione dei visitatori per i travestimenti: palandrane, veli, cappelli, cuffie, sciarpe,  mantesini, mantelle e mantelloni. 
Ho solo qualche attimo di resistenza – marò, chi si è messo in capa ‘sto cappiello – e poi mi trasformo nella serva della duchessa di bretagna, che a sentirmi nobildonna proprio non ci riesco. 
Attorno al castello, oltre il fossato, le paludi  si allungano fino all’oceano.  

Suscinio

La cartellonistica suggerisce  percorsi di vario tipo. 
Il tentativo di arrivare alla spiaggia naufraga sotto l’incalzare della pioggia. 

E’ tempo di rientrare, in tutti i sensi. 

[a casa, al caldo, al caos.]



I link

 Centre de l’Imaginaire Arthurien : sito ufficiale del Centro Arturiano nel Castello di Comper

Complessi parrocchiali della Bretagna:  voce di Wikipedia sui Calvari bretoni. 

La porta dei segreti  :  sito ufficiale

Castello di Suscinio : sito ufficiale

Riserva naturale del Castello di Suscinio :  mappa dei percorsi nel parco del Castello



Le tappe precedenti:

Napoli, Bolzano, TubingaBreizh con parentesi. (1) Napoli-Fortezza-Tübingen


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