lunedì 12 agosto 2013

Della Provenza e oltre: Avignone e Nimes (5).

Avignone - bastano  briciole di reminiscenze scolastiche sulla  storia medievale - è  associata ai papi.
Era la città dei papi. 
D’istinto si pensa a severità e austerità, rigore e magnificenza. 
Ora è la città del teatro. 
Questione di mazzo, mica lo sapevo prima che a luglio vi è il festival del teatro. 





Avignone mi è parsa così: gggiovane, briosa, vivace, alternativa.
Il grande boulevard  affollatissimo,  un fiume di gente tanto che pareva di stare ad una   manifestazione, con frequenti  ingorghi causati da soste attorno  ad  artisti di strada, giocolieri, musicisti, attori travestiti o ”in borghese” che pubblicizzano il proprio spettacolo, locandine teatrali appese su ogni pizzo, legate da cordoncini di spago: sui muri dei monumenti, sui pali dei semafori, tra una ringhiera di balcone e un’altra, sugli alberi e sui cassonetti dell’immondizia. 
Ho incocciato persino l’uomo sandwich che portava in giro sul cartellone la propria faccia, essendo di pirsona pirsonalmente il  protagonista di una  pièce teatrale. 
Oltre ai millanta piccoli teatri   sparsi un po’ dovunque in città e nei dintorni,  c’è anche il multisala, un edificio che ospita in contemporanea (proprio come i cinema multisala), almeno una decina di spettacoli teatrali.

Dunque, se si vuol visitare Avignone, occorre tener presente che luglio è il periodo migliore, anche se penso che lo spirito “alternativo” in qualche modo abbia contaminato definitivamente il luogo.
Ecco, ad esempio, mi è suonato strano (ma può darsi sia una prassi diffusa e comune anche altrove, sono ignurante) che le severissime stanze del palazzo dei papi possano accogliere  una mostra di arte contemporanea, “Le Papesse”. 
Il link della mostra è questo.


E’ risaputa la mia caproneria nei confronti dell’arte contemporanea,  e di certo anche stavolta non ho potuto fare a meno di pensare, eccheccazz, ma che roba è.
Mi riservo, una volta finito il diario di viaggio a puntate, e quando  l’ispirazione si sarà impossessata di me,  di dare il mio intuitivo contributo alla scoperta dei sensi riposti in opere di grandissimo impatto emozionale e cerebrale, come queste:

Un uomo

Princi-pressa

Animae
(i titoli delle opere non sono reali, ma illegittamente da me medesma assegnati)


Nimes è una città fuori rotta, ovvero amministrativamente non fa parte della regione Provenza, Alpi e costa Azzurra, ma di Linguadoca- Rossiglione, pur essendo affine, per moltissimi  versi, ad Arles.
E’ conferma di  quanto la questione  dell’artificiosità dei confini amministrativi,  che vale in Italia come in tutti gli altri posti del mondo, sia sempre tale.

Anche a Nimes c’è il colosseo in miniatura – pare che sia quello meglio conservato tra tutti gli anfiteatri costruiti dai romani – e anche qui viene usato come  spazio per manifestazioni e spettacoli, tra cui le corride. 
A Nimes, visitata in poche ore,  ho percepito un senso di grande orgoglio cittadino (noi simm ‘e meglio, tanto per intenderci).
Sarò stata condizionata dal film in 3 D visto alla Maison Carrée, dove in 22 minuti viene ripercorsa la storia di Nimes attraverso le figure dei  suoi migliori cittadini (insomma, 4 o 5 dall’età romana ad oggi).
L’ultimo è il torero Nimeño II, la cui statua in bronzo si staglia davanti all’anfiteatro. 


[Mi chiedo comm’è che gli amministratori napoletani non abbiano ancora pensato di erigere una statua di marmo di Diego Armando Maradona detto el pibe de oro davanti allo stadio di Fuorigrotta, anzi, in mezzo a piazza Plebiscito, re tra i re.]

Quello che davvero vale la pena di vedere a Nimes sono i giardini, e solo i più ardimentosi (lo sono stata!! Con la vertigine costante, la tachicardia, l’affanno, il cuore nelle orecchie, l’ho fatto!!) potranno spingersi fino alla vetta della Tour Magna, che della struttura  romana conserva solo parte degli  esterni,   mentre dentro c’è una spiralissima scala a chiocciola che porta in alto, su una sorta di piccola terrazza a mezzaluna,  da cui si può osservare  il panorama della città. 
(la prossima volta non lo faccio manco se pagano loro a me)
E' bello arrivare ai giardini percorrendo Quai de la Fontaine, un bel viale alberato tagliato da un canale in cui guazzano un cuofano di pesci.
Guardare i pesci, guardare gli alberi.
Guardarli con molta attenzione, magari mettendosi a testa in giù.


(fine quinta puntata e penultima puntata)

1 commento:

  1. L'albero della foto è un'opera d'arte!
    Mi viene anonimo scritto sotto, sono Sandra e ora leggo anche le altre puntate.

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