Anobbio alfa sta morendo.
E' diventato uno gnommero troppo gigantesco per poter permettere agli utenti di fare i porci comodi propri, utenti che bellamente si scambiano opinioni, confidenze, sfottimenti, libri, indirizzi e pdf.
E gggià, 'cca niusciuno è fesso, avranno detto in cantonese ad Hong Kong, niente banner pubblicitari, niente monitoraggio di gusti, niente spam, niente pagamento del canone, troppo bella 'a zezzenella.
aNobii cede alla logica del mercato e con la versione beta si trasforma in gigantesca vetrina d'achat.
Le funzioni social migreranno (spero di no, ma lo penso) sul grande occhio di feisbuc.
E in memoria (sto vendendo la pelle dell'orso prima che sia morto, vabbuò, facciamo che è un esorcismo) di quello che è stato il primo monolocale nel grande condominio della comunicazione virtuale, voglio riportare a piccoli passi, a ritroso, i mementi di lettura di alcuni libri grazie ai quali sono nati scambi di idee, di pensieri, di ricordi, di racconti, di confidenze: virgultini di amicizie.
E poco importa che non tutte siano fiorite, siano sbocciate, o che qualcuna si è disseccata per la scarsa cura.
Ci sono state e mi hanno dato.
Mi hanno dato molto.
Montedidio - Erri De Luca
Quando scopri qualcosa di straordinario, magari dopo aver percorso un tratto non breve, ti domandi come sia stato possibile non averlo notato prima. Lo avevi sotto gli occhi e non eri mai riuscita a vederlo.
Questa è stata la sensazione che ho provato dopo solo un paio di pagine. E una puntina dolorosa, perchè davvero non conoscevo Erri De Luca.
Un libro solo è come una rondine. Non sempre annuncia la primavera.
Però Montediddio è davvero straordinario. Un racconto di formazione. Di crescita. E la crescita è una perdita. La perdita della madre, primo doloroso passaggio, poi, la perdita del bùmeran, che modellava i muscoli del corpo fino a farli diventare vibranti e gonfi, la perdita della figura simbolica di Don Rafaniè, il mentore, vittima sacrificale scampata all'olocausto che conserva la sua innocenza fino a spiccare il volo. E mentre bumeran e Rafaniè spiccano il volo, il ragazzo che diventa uomo afferra l’ombra alle spalle di Maria, e la butta via, la butta via così duro che vola, vola di sotto, vola dalla terrazza di Montediddio.
Ecco che la sua crescita si è compiuta. E’ diventato uomo e ha perso l’innocenza.
Questo è il filo rosso del racconto. Ma moltissimi altri spunti di riflessione nascono dalla scrittura di De Luca: è una lingua piana, calma, ma non lenta. ( Come è possibile, perchè mi viene di associarla a Petrarca?) Anche gli spazi tra i paragrafi sembrano suggerirti una pausa, e il pensiero germina sulle note accennate dallo scrittore. E le parole si sedimentano nel cuore.
Ne ho letti altri, di libri di De Luca. Vabbuò, mi ha sfasteriato presto.
(Gli infuocamenti durano poco. E poi l'ho visto ieri, un disco incantato. E vecchio.
Da Fazio succedono i miracoli)
Però Montedidio è stato bello, e Montedidio è stato anche M., il mio primo corrispondente a lunga gittata.
Quelle belle mail lunghe quanto i papielli di Ercolano, che sfizio "incontrare" nell'aere virtuale, distanza fisica di chilometri e chilometri, un coetaneo con tante esperienze giovanili in comune, e risate adulte, in comune.
(e però i frutti di mare...)
E parlarne. No. Scriverne.
M. cancellò il suo account mentre ero in vacanza senza l'internet.
Ho ancora il rimorso, e sono passati anni, per non averlo contattato subito, con la mail privata.
Poi la sua mail s'è resettata insieme a tutti i file del pc e il suo cognome s'è resettato dalla capa mia, e dopo, molto dopo, quando ho realizzato che non sarebbe stata invadenza, ma premura, per uno strano e ineffabile sentimento di amicizia, non ho più potuto scrivergli.
Marò, e che madeleine patetica, ma tant'è.
E' stato l'inizio.