venerdì 30 dicembre 2011

Semi-Schizofrenie

"Buongiorno, le posso lasciare un libro, lo riesce a  fotocopiare entro oggi pomeriggio?" - chiedo alla signora della cartoleria.
"Ma per intero?? Veramente non si potrebbe, è illegale."
La guardo. Penso già allo stress di scannerizzarlo a casa via stampante, dieci minuti di rumore sbrzzzrbrrzzz per pagina.
"Non si trova in commercio, è esaurito, altrimenti per 11 euro non varrebbe proprio la pena di fare le fotocopie."
Butto lì, quasi tra me e me con il Catullo edizione critica di pincopallino tra le mani.
"Ma sa com'è, si rischia il penale. Se glielo fotocopio, poi  - abbassando la voce e sollevando le sopracciglia - quando lo porta via deve tenerlo nascosto, insomma, non lo faccia vedere."
Le consegno il libro, complice consapevole del reato. 
Ritornerò al negozio con la borsa termica per i surgelati per nasconderci libro e copia pirata.

Non riesco a provare un vero senso di colpa, però.
Con battage pubblicitari che vanno ben oltre il passaparola, lungo stessa strada, pochi metri oltre, un negozietto di elettronica e informatica vende psp2, wi, xbox and so on già modificate, oppure offre a soli 60 euro la modifica.
Non so se sia reato modificare un "giocattolo" elettronico. 
(come truccare il motore di un auto)
Ma l'affare viene  modificato affinchè possa ingoiare i giochi scopiazzati sul cd o sulla pen drive.
Di sicuro è reato piratare i giochi.
(ma piratati costano cadauno due euro due )
C'è sempre folla, in quel negozietto.
Alla luce del sole.
E il mio libro pirata farà la strada nascosto sotto il peld.





venerdì 23 dicembre 2011

Arrassusia


Rientro in casa e trovo sul mobile della cucina i pacchetti.
Uno di riso, e due di frollini per il latte.
“Aiuto UE – Prodotto non commerciabile”
La mia vicina di casa  è venuta a dare gli auguri di natale. Avrei preferito di no.
Non è per la mia vicina.
E’ per coloro da cui la mia vicina ha avuto i pacchi, di cui tenta di liberarsi distribuendoli in giro, sul pianerottolo,  e altrove.
La mia vicina lavora in una scuola materna parastatale gestita dalle  suore, le cape di pezza.
Le pagano lo stipendio con due , tre mesi di ritardo, “tanto, pure tuo marito lavora, non ne hai bisogno”.
E la tredicesima gliela elargiscono sotto forma di beni di consumo.
Pacchi e pacchi di generi di prima necessità “Aiuto UE”, destinati chiossape a chi, agli indigenti, alle famiglie in difficoltà, penso, non certo ai lavoratori, ai dipendenti, grazie ai quali la loro scuola può funzionare, e incamerare le rette (oltre a tutte le agevolazioni, sussidi etc etc).
(impunite)

Io li avrei sbriciolati sulla faccia della superiora, i biscotti “aiuto ue”.
E le avrei fatto piovere il riso addosso,  glielo avrei fatto respirare, il riso,  alla superiora.
Tanto,  “pure mio marito lavora.” 
E i pacchi per gli indigenti li avrei ritirati di diritto alla Caritas.
Ho vergogna di tenere i pacchi in casa.
Mi vergognerei  anche di darli a quelli che chiedono l’elemosina.
(li libero dall’involucro e li metto nelle scatole di latta).
Dubito che i locali della scuola e l’annesso conventino paghino l’ICI.
Ma altro che ICI, ci vorrebbe la galera.
Devono scomparire dalla faccia della terra.
Arrassusia.

sabato 17 dicembre 2011

Consigli


Lungo la strada un posto per parcheggiare manco a pagarlo oro, e allora mi infilo in una stradina che so essere chiusa e dove anche altre volte, sulla destra, ho piazzato l’auto.
Adesso pure il lato destro  è tutto appilato.
A sinistra c’è un bello spazio, da due posti, lasciato libero libero.
Aggarbo la manovra e mi piazzo a mano mancina.
“Signò, non vi conviene parcheggiare qua”
Il consiglio, dato con piglio accorato e complice, viene da un anziano signore che inzerrato dentro un’utilitaria rossa esce da un cancello.
Mi guardo intorno alla ricerca di passi carrabili, di divieti, di tralicci penzolanti, di balconi pericolanti.
Nulla, la macchina è sistemata contro un muro liscio liscio, il fianco di una palazzina con tre finestre.
“E’ per le finestre – mi dice, quando scendo dalla macchina, lasciando la portiera aperta, per capire meglio il senso del messaggio – non vi conviene parcheggiare sotto le finestre.”
“Ma perché, che fa? Mica è vietato.”
“E già vi ho detto assai, non posso dire di più, poi, fate come volete, ma non vi conviene parcheggiare qua.”
Si rintana nell’abitacolo, mentre una vecchia, capello spennato e bocca spettinata, s’affaccia.
“ah, ‘a signora nun sta assai tiempo, nun è vero? Iate, iate, signò.”
Ho delle visioni.
(premonizioni?)
Un vaso di fiori, un secchio con l’acqua sporca, un sasso, la sciacquatura dei piatti, un càntaro stracolmo, tutti accidentalmente rovesciati sopra il tettuccio della mia macchina.
Com’è, come non è, questa volta accetto il consiglio.
Non quello della vecchia, però.
Nun se po’ mai sapè.

martedì 13 dicembre 2011

Sindromi

Anche se è un bell'uomo, garbato e gentile, e pure  professionale assai, dal mio docteur, non ci vado quasi mai.
Solo quando non posso proprio proprio farne a meno.
Solo quando  il fastidio e il dolore diventano  imperscrutabilmente e assillantemente costanti.
[mi caco sotto dalla paura]
Il numero alla porta - un euro, un numero -  e la sala d'attesa.
Vedo materializzarsi migliaia di microbi, di batteri, di virus che allignano a un millimetro dal mio naso.
[respiro a bocca chiusa, respiro facendo entrare meno aria possibile]
Poi, dopo solo 4 visite,  entro,  con la ciorta e il sollievo di chi  mentre si avvia nell'ambulatorio,  vede comparire sulla porta l'imprevisto, lui,  l' informatore scientifico farmaceutico.
[poveraccio, una jastemmia moltiplicata per ogni paziente in attesa, la mia se la scansa, sto entrando. Tengono la pippa lunga, i rappresentanti]

"Carissima, da quanto tempo! Come va?"
Oltre a fargli una risatella in faccia, che gli vuoi dire se non dottò, non è per lei, ci mancherebbe, ma se sto qua, insomma.
"Ecco, questo strumento si chiama cauterio, facciamo presto presto, non si preoccupi, un attimo e passa tutto"
[cazzarola, minchia che dolore, e mò basta, marò e come cacchio brucia]
Comunque.
Sono grata come il leone a cui il topolino ha tolto la spina dal piede, e non posso non provare, alla fine,  una vaga sensazione di scuorno.
Ora anche verso il mio docteur devo giustificarmi, ehh,  che scusa.
Ci ho la sindrome di Tourette.
(chissà se anche nella sala d'attesa si è sentito il florilegio di maleparole)






giovedì 8 dicembre 2011

11 centesimi

Natale mi mette tristezza. 
La frenesia, le luci dovunque (anche sul grande albero, tronco e rami imbrigliati in una rete luminosa, che effetto strano il gigante senza chioma che sostiene il nero del cielo), l'aria forzosamente festosa, la corsa all'accattamento, gli ipermercati grondanti carrelli e piedi, mi indurrebbero a rinchiudermi nella tana e a non mettere il naso fuori dalla porta e dalle finestre.
Ma si deve andare a lavurà (fortunata).
Ma si deve anche magnà (la spesa, anche un minimo).
A volte si deve obbligatoriamente, così va la vita, cedere a pressioni ancora più poderose di quelle che vengono dal di dentro e trascinarsi dentro le rombanti gallerie commerciali, jingle bells a palla e aria stantia.
Ebbene.
Stavolta non c'era folla. Pochissima gente.
Però le pompe di benzina all'esterno erano prese d'assalto, così come quelle lungo la strada per arrivare a.
File chilometriche, manco si fosse tornati all'austerity del '70.
E questa cosa mi ha fatto ancora più tristezza. 
Quanto si  può risparmiare su un pieno, facendolo prima dell'aumento di 11 centesimi? Due, tre euro?
E domani? Non si prende più l'auto? Si conserva la benzina nel serbatoio per un anno o due?
E' come se, sapendo dell' aumento del costo delle sigarette, comprassi non una ma 10 stecche.
E poi? Bruciate quelle, smetto di fumare?
(magari)


sabato 3 dicembre 2011

Sciupatempo

A volte penso chissà come sarei stata  se avessi avuto 14 anni oggi.
'Sti gggiovani, superficiali, non riescono a concentrarsi su niente, sempre a pazziare con le tecnologie, iphoneipodipad.
E l'internet, of course.
Ma ci hanno ragione, porco bestione, come si fa a resistere. 
Le forme  di pariamento "tecnologiche" nelle quali lasciare scivolare minuti su minuti, ore su ore, sono davvero infinite.
[ne ho appicciato di tempo]
Il primo grande pariamento  fu scaricare, al pc, mappate di giochi d'avventura (dal rigido Monkey Island al fluidissimo Syberia, e quasi quasi...)
Il  secondo è stato  esplorare città nelle quali non andrò mai.
(google map - cerca - Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo)
Quelli di mezzo non li conto, resistono ancora tenacemente.
Da poco ho scoperto Google translate.
E' inaffidabile, manco gli oroscopi.
Ma lo sfizio di provare a fargli tradurre maleparole e  frasi sconce in giapponese, telegu e armeno, e negli altri idiomi, è davvero di un'irresistibile e impagabile inutilità.
(devo lavorare al pc, e mentre  riempio un campo del modello psp coordinato che avrei già dovuto stampare e  consegnare, la mano in automatico si sposta e apre il browser e poi una guardatina al preferito, e una buttata di occhio a, che rimanda a , e poi ancora a, e sto da un pozzo di tempo e non ho ancora accocchiato niente)
ətrafında Piç,  чертова вокруг, vitun ympärillä ...