lunedì 23 maggio 2011

Lunedì

Già tirarsi giù dal letto dalle scale dal garage dalla strada che ti dice via via vai dritta verso il sole, non svoltare prosegui e fai filone, è uno squarto.
Poi arrivo, occhio stanco e uallera abboffata.
Stendo un buongiorno e un sorriso a chi arriva sempre prima di me.
"Ciao, ragazzuola - [ragazzuola?!] - Come va? Ho appena preso un ***** per l'esofagite, è proprio esofagite, ieri il dottore mi ha detto che se fosse stata la tiroide avrei avuto il fastidio ma non il bruciore, non riesco proprio ad ingoiare."
Oh. dico.
La conversazione coinvolge e appassiona le  nuove arrivate.
"Tu? Io stamattina ho i decimi, non mi sento proprio bene."
E un'altra.
"Ah, invece a me è venuto un calo di pressione, ho dovuto prendere due pastiglie, mi sentivo venire meno"
E un'altra.
"Ma sai che le fragole sono veleno per l'esofagite? E anche per la colite. Quando ho fatto la colonscopia....

Vado fuori a fumare una sigaretta. Tutta salute.
Buongiorno, buona settimana.

sabato 21 maggio 2011

Armilla

Mi sembra così scontato che tutti sappiano che c'è da votare sì  al referendum per negare la privatizzazione dell'acqua, e invece mi sono accorta che pofferbacco,  no, molti non ne sanno niente.
Arcipofferbacco.


"....dei corsi d'acqua incanalati nelle tubature d'Armilla sono rimaste padrone ninfe e naiadi.
Abituate a risalire le vene sotterranee, è stato loro facile inoltrarsi nel nuovo regno acquatico, sgorgare da fonti moltiplicate, trovare nuovi specchi, nuovi giochi, nuovi modi di godere dell'acqua.
Può darsi che la loro invasione abbia scacciato gli uomini, o può darsi che Armilla sia stata costruita dagli uomini per ingraziarsi le ninfe offese per la manomissione delle acque. Comunque, adesso sembrano contente, queste donnine: al mattino si sentono cantare."



Italo Calvino  "Le città invisibili"

E se privatizzassero l'acqua, le ninfe di Armilla morirebbero come meduse lasciate sul bagnoasciuga, si seccherebbero come foglie riarse, e della città  resterebbero solo tubi e ruggine e silenzio.


domenica 15 maggio 2011

Barbarolessia e fiori retorici: contrappesi.

Di fronte alle invenzioni straripanti di George Perec, alla vastità enciclopedica del suo sapere, alla capacità applicativa della di lui sapienza  e delle norme e delle regole linguistiche e alla veemenza con la quale sembra  aggirarle  torcerle scatafottersene creando neologismi e false piste semantiche, mi sento di una abissale ignoranza (quale del resto è in pectore e in fatti)
Resto ammammaluccuta, proprio.
Come di fronte a questa paginetta  concentrato di citazioni e di figure retoriche:

Quand'ecco che ohibò, patatrac, un dì tutto crollò.
Dovevano essere le due, due e mezza, forse anche le tre meno un quarto.
E il succitato Karaffon venne a trovare il succitato Pollak Henri (ho già detto che era un caro amico nostro?) e, come dice il famoso poeta,

                 Ei cominciò a crollarsi mormorando:

" E' giunta alle mie orecchie sbalordite questa notizia che mi lasciò al contempo pietrificato,  perplesso, pietoso, podagrico e praticamente putrefatto: l'Alto, l'Altissimo Comando (sia benedetto) avrebbe deciso, non si sa bene se sotto la spinta di un impulso improvviso o dopo numerose e ponderate riflessioni, avrebbe dunque deciso, l'Alto Comando, di affidare al  Capitano Comandante del Servizio Effettivi l'estenuante compito di preparare la lista di quelli tra noi che alla prossima occasione andranno a nutrire con il loro sangue le nobili colline d'Africa che la nostra gloriosa storia ha reso terre francesi. Non sarebbe affatto impossibile, sarebbe anzi probabile, che il nome portato della mia famiglia con onore e dignità da cinque generazioni e a me trasmesso senza macchia appaia su tale lista".

          Georges Perec "Quale motorino con il manubrio cromato giù un fondo al cortile?"


Quasi quanto quando, a vedere la medaglia dal lato rovescio, mi trovo di fronte a cose così:
Domanda:
Chi accompagna Dante nel suo viaggio? Che significato simbolico hanno le guide?
Risposta:
Le guide che accompagnano Dante sono Beatrice che è la fede, San Benardo  è la grazia divina e Virgilio fondò l’ordine monastico circense.
Altra risposta:
San Virgilio e il cane san bernardo.

Poi mi chiedono perchè leggi, quanto leggi, cosa leggi.  Ma cosa leggi????
Eh.




lunedì 9 maggio 2011

Carinerie

Ci vuole maniera, per stare in piazza. Dal commerciante che grugna e sbotta, che abbonda sistematicamente con il peso (un etto di bresaola - è un quarto, lascio?), che se ne frega della fila e serve ai compari, non ci vado, può pure tenere le pietre preziose al prezzo del sale, non ci vado.
Ma se c'è la cortesia, se ci sono i modi, allora allungo anche la strada.
Ce ne sono, di quelli con le belle maniere. Tanto belle da spiazzare.

Dice, a voce bassissima:
"Posso farle lo scontrino di 130?"
"Eh?"
"Le chiedevo se posso fare lo scontrino di 130 invece di 180."
"Mi scusi, ma perchè me lo chiede? Non dovrebbe fare queste domande, cosa potrei mai  risponderle?"
(penso: ti autorizzo a evadere le tasse, anche il garbo ha un prezzo)
"No, è che lo chiedo ai clienti affezionati".
Mi fa lo scontrino di 180.
Io gli sorrido. Lui meno.
Dubito che la prossima volta sarà tanto gentile.






martedì 3 maggio 2011

Eccetera e ...........

Era una buona tattica, credevo. Mi rompevo di scrivere e arronzavo il tutto schiaffando un eccetera un rigo sì e un rigo no.
Lo facevo soprattutto  quando non avevo altro da aggiungere, quando non sapevo  cosa avrei dovuto o potuto aggiungere, fino a  quando  la maestra del pleistocene non mi fece un cazziatone smisurato, una volta che gli eccetera erano quasi più delle altre parole (beccata con le mani nel vasetto di marmellata, sgamata, fine del gioco)

Eccetera per non dire, per non continuare, per sottendere.
Non si usa più adesso.
Fuori moda.
Troppo brusco, troppo netto, una chiusura troppo rigida (anche il suono è sprucido).
Ma le umane risorse sono infinite.
Prima di tutto, garbo. E non far mai capire che non si ha voglia di dire  e soprattutto che non si sa cosa dire.
Nello specifico, la risorsa infinita è costituita dai puntini di sospensione. Puntini sospensivi.

Ecco, ora ci si  ferma. Non si dice più, si sospende il pensiero,  quasi nvitando chi legge a cogliere le infinite suggestioni che il vuoto può trasmettere. Che  pensi quello che  vuole, che  diventi muto creatore di senso. (mannaggia all'ermeneutica)
Colpa di chi legge, se non riesce a pensare niente, i puntini sospensivi hanno  lasciato la porta aperta, tanti  sassolini neri lungo la strada - e infatti  non sono mai in numero di tre come la grammatica e i puristi dell'accademia della crusca prescrivono -  ma sono una scia lunga, a volte lunghissima, una traccia silente che vorrebbe sottendere chissà cosa chissà quanto chissà. (............... . . .  .   .     .

Il cazziatone ebbe il suo effetto (mazz e panelle fann 'e figli bell)
Da allora dico o non dico. So o non so. Non baro.
Detesto i puntini sospensivi.
Inorridisco di fronte alle catene infinite di sospensioni che si "ammantano" silenziosamente di profondissime verità.
Ineffabili pensieri.