martedì 8 novembre 2016

L'Invisibile ovunque

I Wu Ming e la  Storia. 
Binomio quasi imprescindibile, da Q a sempre. 
E’ una Storia che si sottrae  da logiche narrative ovvie e scontate:  osservata  da prospettive oblique, si infila  in pieghe semisconosciute.

E’ ciò che succede in modo ancora più  marcato in L’invisibile ovunque
La  Prima Guerra mondiale, gli uomini, i pazzi, gli artisti. 

Dice il collettivo  nel post del 9 settembre 2015 su Giap, il  loro sito: 

L’Invisibile ovunque si pone oltre l’arco ventennale che va da Q a L’Armata dei Sonnambuli. Una volta scesi dall’arco, non cerchiamo la pentola d’oro […], ma altri modi di raccontare. Utilizziamo le armi che abbiamo affilato nella scrittura di romanzi storici per fuoriuscire dalla forma del romanzo storico, dopo averla esplorata, forzata, deformata. Abbiamo piegato le sbarre e siamo fuggiti. Suonano le sirene, si sguinzagliano i cani, i fasci dei riflettori perlustrano la notte, ma noi siamo già altrove.
L’Invisibile ovunque mette in scena una progressione in quattro movimenti dalla narrativa pura (Primo, secco come lo schiocco di una fucilata in mezzo ai campi) al romanzo-in-forma-di-saggio (Quarto, con obliqui omaggi a Cortázar e Bolaño, che in fondo è l’anagramma di Boloña, dove viviamo), attraversando il romanzo di frammenti (Secondo, una tragedia degli equivoci su psichiatri e «scemi di guerra») e il non-romanzo surrealista (Terzo, quasi un controcanto a Nadja di Breton).”

Dei quattro movimenti, quelli che proprio non mi è piaciuto è proprio il terzo,  il non-romanzo surrealista:  ha uno stampo troppo intellettual mode per rientrare nelle mie corde (e  dire che posseggo pure i prerequisiti, avendo letto Nadja di Breton.)

[che si  riportino nella prigione del romanzo storico, o morte!]

Coi Wu Ming comunque, alla fine dei giochi    qualcosa s’impara sempre. 
Mica sapevo di tutta la letteratura sugli scemi di guerra (fà ‘o sciem ppe nun ‘i a guerra – pietra miliare del lessico familiare);  mica conoscevo i Camoufleurs, mai mi ero posta la quaestio delle divise mimetiche e delle arti del camuffamento militare.
[vivere dando per scontato che i rambo e i nord vietnamiti con le fronde in capa siano sempre esistiti]. 

E così ho scoperto anche il pittore Lucien-Victor Guirand de Scévola,  il pioniere del camuffamento militare, e ho scoperto  che le avanguardie e le tecniche delle avanguardie artistiche, soprattutto quelle cubiste, sono state piegate alla logica della guerra, sebbene con il fine di salvare quante più vite: il paradosso del fare la guerra e sottrarsene.