domenica 27 marzo 2011

Sticaz


C'è qualcosa di malsano nel desiderio di "fammi leggere quello che scrivi".
Io lo so.
E' una forma traslata di dominio e di possesso.
(io lo so)
Scrivimi una storia, scrivi per me.
E' una penetrazione più fonda di qualunque penetrazione fisica, quella, quella resta nel corpo.
Nessuno può mai possedere l'altro totalmente, è un fatto.
(dove vanno i pensieri? Voglio entrare nella tua testa.  
Che pensi a chi pensi cosa pensi una moneta per i tuoi pensieri)
Scrivi per me, regalami un racconto.

Io non scrivo.

venerdì 25 marzo 2011

In viaggio


Arrivare con un anticipo di un'ora alla stazione e  cazzeggiare in mezzo alla piazza, con una borsa che pesa un quintale e la pioggia e devo fare pipì.
I bagni pubblici sono chiusi, aprono alle 8,00.
(prima è vietato avere stimoli. Ma un'anima pietosa mi indirizza al binario 5, e poi un'altra in un anfratto, dove i cessi aperti ci sono, e nessuno lo sa, e ci posso entrare senza maschera antigas)
Prima il caffè. Avevo pensato di fare la pipì nella toilette del bar.
Ma, da denuncia, sulla porta del cesso è scritto chiuso.
(devo partire, altrimenti avrei tirato una questione da qui a domani notte)
Ci sono due stranieri al bancone.
Tue caffè, uno capuccino, uno cornetto e acvua grante.
Il barista li guarda male. Sullo scontrino c'è l'importo solo per due caffè.
Il barista ha pensato, sti stronzi di polacchi.
Poi alza lo sguardo e incrocia quello della cassiera.
Tutto a posto, tutto a posto – dice la cassiera.
La stronza si è messa i soldi dei polacchi in saccoccia.
Denuncia, denuncia, ma che schifo, il bar fuori la stazione, che figura di merda.
(come mi sono mantenuta non lo so.
Lo so.
Devo partire, sono un'anziana adolescente e devo andare dall'amichetta mia, non posso perdere tempo a tirare le questioni con la feccia dei napoletani)

L'autista della corriera senza chiacchiera morirebbe.
(conosce i cazzi di tutti i viaggiatori abituali, anche quelli di una volta al mese)
C'è l'altra compagnia, stanno a farsi le scarpe.
Ma Angelo i clienti se li va cercando con il sorriso, e prende la valigia.
L'altro parte un quarto d'ora prima, autobus vuoto. Angelo si conta vittorioso i suoi dodici passeggeri.
E sull'autostrada schizza che è un razzo – mi caco sotto, c'è il diluvio universale – perchè deve raggiungerlo e superarlo, e si rammarica della sosta che sarà obbligato a fare.
(nun si ferma, e che si ferma, nun tene a niusciuno int 'o pullmann)
Lo supera.
Lo supera anche prima di **, nonostante abbia fatto sosta pisciata e due fermate a ** e ad asso di coppe.
Angelo oggi è felice. E' arrivato con la puntualità dello svizzero, nonostante la pioggia, le tre fermate.
Angelo è un bambino che gioca a fare il pilota.
Angelo ama il suo lavoro.

In una prossima vita voglio fare il conducente di pullman.