E’ una delle prime cose che Madame, una collega insegnante di lingua francese, spiega ai ragazzini: i francesi sono nazionalisti, non usano parole straniere, ad esempio dicono ordinateur, non computer.
(ma come si fa? persino in Burundi, eccheccazz)
Effettivamente, fuori da Parigi e dalle grandi città, i francesi parlano quasi esclusivamente francese.
In provincia però sono molto più gentili e cortesi che a Parigi e nelle grandi città, e dato che non spiaccicano non dico l’italiano, che non è spiaccicato manco dagli italiani, ma neanche un poco di inglese maccheronico, sono inclini a parlare con le mani e con i gesti (le orecchie del coniglio, le corna del toro).
E chi non parla francese fa altrettanto, si arrangia come può.
Pollution de l'air. Levez les pieds.
Questa scritta lampeggiava su un cartellone luminoso sull’autostrada, a Menton, appena varcato il confine.
A me che ne comprends pas le français, sembrava volesse dire:
Lavate i piedi (puzzoni) per non inquinare l’aria.
Oppure, alzate in alto i piedi (puzzoni) e inquinate l’aria.
A proposito di puzzonerie, ancora non mi capacito sull’assenza del bidet.
Bidet non è soltanto parola francese. E’ un figlio partorito e abbandonato.
(perdona loro che non sanno quello che hanno fatto!!)
Ma ci passo volentieri, sul bideicidio, e pure sul nazionalismo, perché in 10 giorni ho visto meraviglie.
La Provenza non è solo lavanda e fiorellini sui tessuti e imposte tinteggiate di viola.
E poiché da scrivere ci sta troppo, e pure troppo da ricordare, sperimenterò il resoconto di viaggio a puntate.
Prima tappa/puntata: gole del Verdon e Moustiers-Sainte-Marie e dintorni.
(si incazzeranno gli abitanti, dipartimento del Var, ad essere chiamati provenzali?)
Il lago di Sainte Croix e le montagne che ivi si specchiano sono un paradiso per chi ha occhi e per gli amanti degli sport estremi: arrampicate a mani nude, arrampicate con il culo sulla bicicletta in pendenze al 75%, rafting, lanci e tuffi.
Per i mollicci come me, è un paradiso solo per gli occhi: il massimo dell’estremo è una sfiancata in pedalò, a cui si deve necessariamente aggiungere il rischio autoscontro (natantescontro?)
Di mollicci è pieno il fiume.
Però mi aggrada che tutto sia libero, trovi da parcheggiare e ti fiondi sulla riva o sotto un albero, nessuno stabilimento balneare, nessuna privatizzazione.
Però dove mi sono fiondata io manco nessun chioschetto per il beveraggiamento, mannaggia (è assolutamente necessario attrezzarsi , pena il rischio di tuffarsi e bere nelle fresche ma non proprio chiare acque del lago), solo le baracchelle presso le quali, previa lista da attesa (Comme tu t’appelle? Name, name. E poi, con il megafono: Cristine, Cristiiiine, Luciò, Luciòòòòò!) è possibile affittare i pedalò le canoe i pneumatici da galleggio le tavole da windsurf e relative pagaie.
(un’ora per il pedalò 15 euro, no scontrino, no carta di credito)
A Moustiers-Sainte-Marie invece il parcheggio è un problema, a meno di non voler conteggiare qualche altro chilometro in salita oltre la visita del paesello, tutto arroccato su una montagna, attraversato da fiumicello e cascatella.
Graziosissimo, affollatissimo, turisticissimo.
Occorrono poi polmoni d’acciaio e un clima clemente, non certo i 35° e il sole a spaccapietre, per giungere alla trecentesca Chapelle Notre-Dame de Beauvoir e al decantato sublime paesaggio che da li si gode.
La chiesetta e la stella dorata che congiunge due versanti della montagna li vedrò da vicino la prossima volta.
In autunno, o in primavera , o quando deciderò di smettere di fumare.
[Mai.
Occasione mezza persa.]
E tutto sommato, non val la pena fermarsi a Les Salles sur Verdon.
Di centri turistici spuntati come funghi negli ultimi anni ce ne sono a bizzeffe in ogni dove.
Bauduen invece…
Mannaggia, solo di sfuggita!
[occasione persa per intero]
(fine prima puntata)
Vai, vai! Aspetto la seconda puntata! Io sto per partire alla volta del paese in cui mai avevo osato metter piede. Mio marito: “Troppo snob sti francesi! Andiamo stavolta, poi, se proprio il paese ti piace, ci torni da sola”. E vabbè, me ne farò una ragione.
RispondiEliminaNoi stavolta si va al nord (Normandia) e poi ci si ferma a Parigi. E non si parla francese. Ma in qualche modo ci si farà capire. O no?
Scommetto che ci tornerete insieme. Parigi è bella assai, nonostante i francesi :)
EliminaEssì, basta avere le mani e la faccia per farsi capire:)
Apperò, che meraviglia!
RispondiEliminaCe n'è ancora di più, davvero:)
Eliminafanno bene i francesi a non usare espressioni straniere, a preservare l'idendità lingustica nazionale evitando contaminazioni - oggi sempre più invasive - anglosassoni.
Eliminama tu che vuoi capire, è una questione di background ;)
o meglio, è una questione di Weltanschauung. (tiè)
RispondiEliminaAh, nessuna meraviglia alla vista del canyon dall'alto???? Gloria
RispondiEliminaa puntate, a puntate... :)
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