Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono capaci di produrre una cultura di comunicazione globale? Un mito e una chimera, una grande illusione.
Te le devi andare a cercare, le informazioni, e discriminarle con scienza e coscienza.
Mò, per esempio, mica lo sapevo che la città dove vivo io è gemellata con Kobane.
Kobane, Isis, Turchi, Curdi, Siriani, Russi, Americani, Pkk, Terrorismo, Profughi, una macedonia – un macello - che vai a districare.
E il Rojava?
Kobane è nel Rojava, a Nord della Siria, sul confine con la Turchia]
Qualcuno – prima di Zerocalcare - ci era andato a Kobane, ah, sti ragazzi dei centri sociali, che per discriminare le informazioni con scienza e coscienza preferiscono viverle da dentro, farne esperienza diretta.
Epperò poi al ritorno, se non stai nel girotondo, quello che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione ti restituiscono – vedi i siti web dedicati, facebook, twitter e tutte le altre socialcorbellerie - non è mica il vero nudo e crudo.
E’ questione di linguaggio: in genere domina la palla della codificazione ideologica del linguaggio della “militanza”.
Il grande merito del reportage di Zerocalcare sui suoi viaggi tra Turchia, Siria e Iraq, nel novembre del 2014 e nel luglio del 2015, è duplice secondo me.
Il primo è che in modo papale papale, semplice semplice, spiega quello che succede in quell’area del medioriente: cosa è il Rojava, cosa c’è dietro sigle come YPG e YPJ, come si campa con le bombe sulla capa, quanta dipendenza dà il chai, il tè curdo e chi sono i cattivi cattivissimi: oltre all’Isis, il governo turco.
(E se non ti fidi puoi sempre avviare ricerche incrociate, e cercare altre informazioni, per discriminare con scienza e coscienza, oppure – ma mi fido dopo aver cercato – fare medesima esperienza e verificare di persona)
Il secondo è nella leggerezza (che non è superficialità), nell’abiura del “linguaggio militante” che rende la realtà delle cose distante e “astratta”.
(come dire, è un piccolo dramma pure non riuscire a cacare tutti i giorni, eh)
Naturalmente il mezzo, il fumetto, aiuta e consente, ed ha una cassa di risonanza più estesa ed eterogenea rispetto ad un seriosissimo resoconto, reportage, saggio, articolo, etc etc.
(quasi quasi lo faccio leggere a qualche ragazzino di terza)
E poi - ma questo prescinde dallo specifico di Kobane calling - adoro la “nudità” di Zerocalcare.
Gli scambi con il mammut (l’alter ego/il coro greco/il grillo parlante/la voce del dissidio interiore) sono esilaranti.
Mammut: - Mò tu mi guardi negli occhi.
- E mi dici che davvero ti trasferiresti qua.
Zerocalcare: - Bè, caro amico mammut.
- Ci sono momenti in cui vorrei essere un poeta.
- E saper toccare le corde del cuore con parole antiche e nuove.
- Ma dovrò invece cercare di articolare una risposta col povero lessico che
la vita mi ha lasciato in dote…
- COL CAZZO.
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