venerdì 12 agosto 2011

MAV e dintorni

Davanti all'ingresso, ai piedi dello scalone,  quattro ragazzini giocano a pallone.
Il custode, ritto in cima ,  si accorge dei probabili visitatori,  e fa  cenno ai maradona in erba di spostarsi.
"ma addò putimm pazzià?" chiede  invocando comprensione il più piccolino, dopo averlo raggiunto saltando a due a due i gradoni.
Il custode indica loro  il piccolo slargo laterale. 


Il MAV senza scolaresca al seguito - anzi senza seguire la scolaresca -  è tutt’altra cosa.
Tempo per guardare, tempo per ascoltare (ohhhh, dai vasi escono le voci che recitano Plauto!!)
Mi è sembrato, il museo,  pur nel passo lento e molle, molto più piccolo.
C'è un nuovo allestimento: la schola armaturarum, la casa dei gladiatori, crollata il 6 novembre 2010 a Pompei.
Strano,  un museo archeologico  interamente virtuale.
Lascia un retrogusto al sapore di Gardaland.
(ai ragazzini piace assaissimo)
Sento che nel museo ci vorrebbero anche le cose, i reperti. La  ricostruzione virtuale della schola armaturarum e anche un gladio, o un frammento di affresco - ammesso che si trovi tra le macerie)
Le cose che non ci sono nel museo si reificano nel negozio interno sotto forma di  "souvenir culturale" - statuine, cartoline, segnalibri, ma anche conserve dell'area vesuviana  e  pupazzetti postmoderni (???).
Peccato che il negozio sia aperto anche quando gli addetti alla cassa non ci sono, e la cassa non si può aprire, ma le cose  si vendono lo stesso, non sia mai il visitatore se ne vada scontento.


Gli scavi di Ercolano sono a pochi passi. Oltre il portone d'accesso, prima della biglietteria,  c'è un giardino pubblico, con fontane,  gradinate, piazzali, e il fresco viale alberato (pini, oleandri, piante fiorite) che costeggia  gli scavi  è come un ponte tra l'antico e il nuovo. Lo sguardo abbraccia le rovine della città romana e le rovine della città contemporanea,  rovina antica per rovina nuova, rudere antico per rudere nuovo.


E’ storia anche la costruzione disordinata e scomposta dagli anni ’50 in poi. Senza cornice, restebbe solo la città dei morti.
(ma almeno eliminare le erbacce che prolificano sui tetti antichi, e le lamiere e le parabole  su quelli nuovi, eh, non sarebbe una iattura)


5 commenti:

  1. Bello, come al solito, il tuo racconto.Retrogusto al sapore di Gradaland: dici benissimo,però appena esci trovi davvero gli oggetti, gli edifici,le strade degli scavi di Ercolano e ,almeno qualcosa di più ne sai.E comunque questa è la speranza.
    Mi spieghi,per favore, cosa vuol dire Mav? Museo Archelogico virtuale? Museo arte vesuviana ? Mo'abbiamo visto ? Meloni, affettato, vino ? .... Ti devo dire che io non ne posso più degli acronimi nei musei che ora vanno tanto di moda.Non ce n'è più uno che si chiami con un nome comprensibile:Madre, mambo, mart, mar, macro.....tu dimmi se si capisce cosa uno va a vedere. A presto

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. E avevo scritto un pastrocchio, mò rifaccio.
    Grazia, MAV è Museo Archeologico Virtuale. Le installazioni e le riproduzioni virtuali non riguardano solo Ercolano, ma anche ville romane di Pompei, Capri, Baia.
    (e i fanciulli s'incantano come in nessun museo tradizionale, forse già questo basta)

    RispondiElimina
  4. Che ridere che mi ha fatto Grazia con la sua insofferenza per gli acronimi e per i nomi "artistici" dei musei.
    E il tuo racconto, come al solito, è bellissimo, talmente vivo e reale che ero lì, e ho visti quei ragazzini che giocavano. O almeno mi è parso.
    Saluti affettuosi

    RispondiElimina