domenica 18 marzo 2012

Libri di cuore

"Per un giorno intero, nella biblioteca della casa di campagna dei nonni, avevo indugiato nella scelta di un libro (...) Scorrendo con lo sguardo tutte quelle coste mi ero imbattuto in titoli che per ragioni misteriose mi avrebbero ossessionato tutta la vita (titoli orrendi come E adesso, pover'uomo?, Che ve ne sembra dell'America?, Com'era verde la mia vallata), titoli strani, titoli che mi intimorivano ed altri che mi affascinavano, titoli e titoli che sommandosi mi si sottraevano in un glutine impenetrabile intorno al quale l'animo mio si aggirava irresoluto."

Michele Mari - Tu, sanguinosa infanzia

Mi mancano i fondamentali (i prerequisiti) per amare questo libro di Mari che sviscera un' infanzia sanguinolenta e piagata dall'irresoluzione tra montagne di libri, gigantesche biblioteche paterne e nonnesche (puzzle verdini e battaglia all'ultimo sangue tra 8 scrittori )
Il nonno mi insegnò a pazziare a carte.
Asso pigliatutto, poi scopa e infine, gradino avanzato che immetteva direttamente nel mondo  adulto e maschio, la mariaccia e il pizzico.
La nonna avrebbe voluto insegnarmi le iaculatorie, i rosari perpetui di maggio e vespertini di ogni sera: la ricordo sgranare le palline mentre si affaccendava a fare la qualunque - 'o  diavulone, mi chiamava.
(centomila volte meglio il pizzico)
Nella casa natale di libri ce ne erano pochi. Oggetti di arredamento, per lo più.
E c'erano - ci sono ancora - le enciclopedie a fascicoli che papà si ostinava a comprare dall'edicolante, e poi li faceva rilegare, manco fossero tomi antichi: enciclopedia del cane, dell'automobile, del taglio e del cucito, della parapsicologia (?!?), degli animali, e poi i Quindici, comprati apposta per educare la prole (mi ricordo il sì, sì, li vogliamo, ma c'erano i venditori dei Quindici che andavano di casa in casa, come quelli  dell'Avon e della Tapware?), così come  la piccola Garzanti blu, con i vocabolari inglese e francese inclusi.
(Le ricerchine pre era internet, altro che stampa la pagina di wikipedia e porta a scuola, e l'enciclopedia medica, certi capitoli e certe pagine  consumati dalla lettura fatta di nascosto)
Quali Stevenson e Salgari dell'infanzia.
Il primo libro che mi fu regalato, però lo ricordo.
A me il libro, agli altri i giocattoli (rabbia e frustrazione, ohhhhh, infanzia sanguinosa pure la mia)

"Cuore" di Edmondo De Amicis

Formato gigante, era  ingombrantissimo,  aveva la copertina di cartonato rigida ed era riccamente illustrato con  disegni orripilanti.
Già quelli me lo rendevano repellente. 
Erano disegni dalla grafica fumettistica, pochi colori, il rosso e il nero, i nasi enormi con dei riccioloni smisurati  al posto delle narici.
Il libro non esiste materialmente più (e neanche le due Barbie, la Skipper e soprattutto il Ken, vanto assoluto tra le amichette - il maschio lo tenevo solo io)
Chissà.
Forse adesso mi piacerebbero quei disegni, forse adesso potrei addirittura trovarli belli e originali.
Di quella edizione non c'è traccia nel web (quando serve  non serve a un cacchio).

E lo so, la  memoria è ingannevole e fallace sopra ogni cosa.




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6 commenti:

  1. Ma non è meglio la memoria nebulosa e trasformatrice che il ricordo nitido della coscienza? Quante volte abbiamo visto con delusione da grandi quello che da piccoli ci era sembrato affascinante?
    Sì, io preferisco la memoria al ricordo, mi permette di sognare, altrimenti tutto è una gran palla.

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    1. e quello che sembrava una palla o un orripilio da piccoli? Potrebbe, quello, non rivelarsi più tale.
      (io preferisco il sogno di ora qui adesso, non quello della memoria o del ricordo, preferisco avere occhi nuovi ogni volta)

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  2. D'accordo con Ruhevoll: la memoria riveste di una nebbia argentata tutta la mia infanzia,Il primo libro che ho letto non è stato " Cuore", ma i"Racconti di Mark Twain che mio padre aveva avuto in regalo da un rappresentante.Me lo ricordo bellissimo con una copertina a colori disegnata come in un fumetto, con un uomo, vestito a righe che mostrava la banconota da un milione di sterline.Non l'ho mai più ricercato, mi basta sapere che è lì, in un angolo della mia memoria e che lo posso rivedere quando voglio.

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  3. Mi sono sicuramente spiegato male, non alludo alla memoria come a una nostalgia, per me la memoria è tutto ciò che sono qui ed ora, la memoria è la mia storia, la mia capacità di trasformare continuamente il vissuto. Ci tenevo soltanto a distinguerla dal ricordo cosciente, che deve essere esatto altrimenti non ritroverei nemmeno l'auto nel parcheggio.

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  4. I libri per l'infanzia sono un mondo parallelo... e le edizioni illustrate di certi classici, poi, sono potenzialmente infinite. Non sempre è facile ritrovare le vecchie edizioni che ci hanno affascinato, quando "i bambini eravamo noi" (cit.). Io ricordo specialmente certi libri di novelle moderne (più che favole) per l'infanzia, ben illustrati, che all'epoca mi hanno incantato... Non provo nemmeno a cercarli, sul Web, ma certamente, da qualche parte, in qualche soffitta o ripostiglio ce ne sarà un esemplare superstite. E ci sarà qualche ex-bambino o ex-bambina che ha amato il mio stesso libro, il cui nome è ormai offuscato dalle nebbie del tempo trascorso. O comunque mi piace pensare che sia così.

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    1. Maro'!
      Cuore...che brutto libro. Letto solo qualche pagina e subito abbandonato. Ma ce l'ho ancora. In copertina (rigida e rilegato ovvaimente a cucitura) c'è un bambino vestito da marinaretto, primo piano del viso. Riccioluto, biondo ed occhi azzurri.
      A seguire "Scarpette rosse" (anche questo è ancora lì) mai piaciuto.
      Mai mai.
      E Mari.....maro' che strazio.
      Povero figlio.
      spalluzza

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