"Devo parlare con lei, signora. Ma non oggi, domani."
Lei è la madre di F.
F. è una ragazzina difficile, e da un po’ è molto più irrequieta del solito.
(borderline, si dice)
Sua madre non l’avevo mai vista in due anni.
E’ venuta a portare la torta per far festeggiare a scuola i 14 anni di sua figlia.
Il giorno dopo, la incontro.
Mi chiedo come mai sia venuta.
(non credevo lo facesse)
Comincia dicendo : "'O saccio, chell ca mi vulite dicere. Se F. fa cose che non stanno bene, io dico hai ragione, devi sputare in faccia a tutti quanti."
Continua a parlare per un’ora.
Non di F., di lei.
Ogni pensiero è concluso da una sputazzata in faccia: all’ex marito, all’ex compagno, alla madre, alle sorelle, agli assistenti sociali, al sindaco, ai politici.
Al padreterno poco ci manca, è religiosa la signora, intervalla le sputazzate con citazioni bibliche.
Mi dico che è inutile parlare: il problema di F. è sua madre.
Soprattutto quando scopro che è in procinto di partire per l’Inghilterra. A cercare fortuna. Da sola.
(non so se sia più squilibrata o disperata)
“E F.? non c’è una zia, una nonna, una cugina, una vicina di casa che si prenda cura di lei?”
La risposta è sempre che c’è da sputare in faccia.
F. resta da sola, con il fratello poco più grande che lavora e a casa non c’è mai e quando c’è a volte la mena.
A 14 anni si prepara il pranzo, la cena, si lava le mutande e se si sveglia di notte non ha nessuno che la scuota dai brutti sogni e se e se.
Se non viene a scuola, come tutti i suoi compagni , chè quando c’è sciopero dei docenti c’è il filone degli studenti, si fa la giustifica da sola.
Compila la pagina del libretto e la firma.
“Mamma a casa non c’è.”
Vorrei proteggerla, vorrei difenderla, vorrei prendermi cura di F.
Ma se faccio relazione ai servizi sociali, F. non avrà neanche più neanche il suo letto in cui dormire e nemmeno le amichette di scuola con cui parlare al mattino.
Qualunque cosa si faccia, o si possa fare (qualunque cosa io faccia, o possa fare), è sbagliata.
Hai ragione: il rischio è di sbagliare qualunque cosa si faccia.
RispondiEliminaSi rimane con un groppo alla gola e la voglia grande di proteggere F., portarsela via e abbracciarla stretta, stretta. Ma non serve, lo so.
Non è difficile cogliere che la pazzia (oggi lo chiamano disagio) delle madri (o dei padri) distrugge il futuro dei figli. Il peggio è che non si sa come aiutarli davvero.
RispondiEliminaStoria tristissima, e purtroppo ne sento diverse da un'amica che è insegnante di sostegno.