“… e dissi
faticosamente: Avevamo sognato di invecchiare insieme. Qualcosa lo irritò; mi
gettò addosso il suo pesante sguardo di miope con palese arroganza: Scordatelo,
disse. Le donne come Ana non hanno il diritto di invecchiare. “
Miguel Delibes - Signora in rosso su fondo grigio.
Ana è
la Signora in rosso su fondo grigio.
Una donna
sottile e slanciata, una caterva di figli e non un filino di ciccia o una
smagliatura, bella e tosta, a 48 anni, come una ragazzina.
La malattia
le avrebbe lasciato segni: paralisi del volto, ma sempre meglio di un chilo in
più.
Ma un
imprevisto, dopo l’intervento chirurgico, le risparmia il sacrificio di
invecchiare.
Quando ero
piccola, le mamme avevano l’aspetto di mamme.
Forse prima
c’era un discrimine nell’abbigliamento, nelle pose, negli atteggiamenti, tra mamme e figlie: capitava rarissimamente di pensare che potessero essere sorelle, eppure spesso la differenza reale di età non
era tanto marcata.
La signora V. abitava nel mio palazzo.
Lei era
diversa dalle altre mamme: i capelli platinati lunghissimi, lisci lisci e fluenti, i tacchi altissimi, il trucco
da bambulella.
Sembrava la
fidanzata di suo figlio.
L’ho rivista
dopo molti anni tre volte, anche se non
è andata ad abitare lontano, solo qualche palazzo più un là: la prima volta mi
venne un pànteco, quando si girò.
Di dietro
era sempre la stessa, una ragazzina
sculettante.
Ma il viso
infilato nella tenda dorata dei capelli rivelava una ragnatela di rughe e di
macchie e il trucco si spargeva in modo grottesco negli avvallamenti cutanei,
formando grumi.
La
rividi dopo non molto tempo, forse un paio di anni. Aveva le stampelle, e
scarpette da ginnastica.
Pensai ad un
incidente.
L’ultima
volta l'ho vista un mesetto fa. Lei aveva sempre i
capelli biondissimi, un vestitino rosa e
le scarpe con il tacco.
Il marito
stava tentando di spostarla dalla sedia a rotelle al sedile dell’auto,
tenendola in braccio, con fatica, mentre lei agitava le mani nervosamente, le
gambe inerti come stecchette di una marionetta.
Ricordo di
aver provato una grandissima pena, forse
più che per lei o per suo marito, per me
stessa e per i miei pensieri molesti.
Il diritto
di invecchiare dovrebbe essere concesso a tutti.
Bisognerebbe
però anche godere del diritto di imparare il piacere di invecchiare.
E’ più difficile
adesso, in un tempo che ci vuole tutti belli giovani e pimpanti, anche ad 80 anni.
Bisognerebbe pensare che la vecchiaia è bella,che ce la siamo conquistata. Bisognerebbe...in realtà quando mi guardo nello specchio non riconosco in quella che vedo la persona che penso di essere. E in questa distanza, in questa differenza tra quello che immagino e quello che sono sta per me il dolore dell'invecchiare.
RispondiEliminaEcco, Grazia ha detto perfettamente come stanno le cose. Lentamente, impercettibilmente si genera, insieme alle rughe, uno scollamento fra ciò che si sente dentro e ciò che si vede fuori.
RispondiEliminaMaremma diavola!!!
:)
Come Grazia. Quando mi guardo allo specchio non mi riconosco e non è che sia brutta per aver superato la sessantina. Madre natura mi ha lasciato i capelli neri con le "mesces", lisci a caschetto che fa tanto intellettauale ( il taglio è mio, madre natura credo che abbia pensato una acconciatura alla cinese). Ci ho anche i miei denti ma con l'età mi si era fatto un piccolo diastema tra gli incisivi e così ho deciso che era quello che non andava e me lo sono fatto richiudere. Poche rughe attorno agli occhi, che voglio di più dalla vita, ma la bocca è un disatro. Due pieghe di tristezza ai lati del labbro inferiore e il neo ammaliante su quello superiore sinistro che è precipitato sulla rima labiale. Io sono quella delle foto di prima,( e non è questione di fotogenia) magari di sette anni fa, quando gli ormoni non si erano ancora addormentati per sempre, mica la Monica Bellucci che ero a venticinque anni( beltà di cui mi servivo come un'arma in più per dar sfogo alla selvaticheria. Che stronza che fui!), ma la professionista dei cinquantanni, madre e figlia ma presentabile e che non suscitava pena.
RispondiEliminaOh, ripeto, non sono brutta per i miei sessantadue anni ma non mi riconosco, sembro la sorella vecchia tornata dall'america, amareggiata e sconfitta. Sconfitta a chi?
Sono Mariella, prima di fare qualche inquacchio col profilo ci metto Anonimo, perchè può darsi che Google voglia una rinfrescatina di account. La questione di cui ti ho detto non si è ancora risolta.
Come Mariella (Anonimo) sopra e come gli altri due commenti.... Il cambiamento del corpo non va di pari passo con la percezione di quello che sei dentro così si va in crisi, ci si vede brutte e piene di difetti...E' come guardare allo specchio una brutta copia di se stessi e questo condiziona spesso anche il comportamento..
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