A Capodimonte si va a correre e a pazziare a pallone.
(iamm ‘o bbbosco)
E’ un luogo di svago per gli abitanti della periferia nord della città: in qualche modo, pur stando ad uno sputo (ma ad uno sputo in salita) dal centro, è vissuto come un altrove.
Un luogo privo di qualunque aura snob e sciccosa, anche meta di picnic e macromagnate nel giorno di lunedì in albis.
I Borboni borbotteranno nelle tombe per cotanto sfregio, per la proletarizzazione di tutti i loro parchi venatori, ma qui a Capodimonte si rivolteranno proprio.
Che stiano tranquilli sulle collezioni, però.
Sono al sicuro, dentro il museo, ad appannaggio di un ristrettissimo numero di curiosi.
Ma proprio ristrettissimissimo.
I Borboni nella dimora di Capodimonte ci inzepparono quintalate di opere d’arte.
E ce ne sono ancora a quintalate, persino opere di arte contemporanea (un nome: Andy Warhol).
In un qualsiasi altro paese europeo (fatta forse eccezione per la Francia, ma tolta Parigi manco) , scorporando le collezioni ne ricaverebbero minimo minimo una quindicina tra pinacoteche, musei di ninnoli e gliptoteche, e ne farebbero strombazzanti panegirici.
(non ci sappiamo proprio vendere. Ci buttiamo o ci regaliamo)
Ci ho portato degli amici turinesi.
Nel nostro giro, in due ore di ammirazioni, abbiamo incrociato solo altri tre visitatori.
(non tutti insieme, naturalmente. Su piani e sale diverse.
ahhh, 5 visitatori, se si considerano anche i due giapponesi incrociati all'ingresso, mentre uscivano)
Ho pensato che il museo di Capodimonte è un luogo pericoloso.
Suscita pensieri cattivi.
Oltre quelli suddetti del troppa grazia santantonio, per più di qualche attimo sono stata sfiorata da una malsanissimo impulso creativo.
Ho pensato che avrei potuto ravvivare l’eburnea statua di Letizia madre di Napoleone, opera di Canova, rendendola appena appena più femminile, un tocco di rossetto, un poco di fard, un velo di ombretto, qualche meches ai capelli.
Ho pensato che avrei potuto illuminare la disperazione dei
ciechi di Brugel il vecchio.
Ho pensato che avrei potuto mettere tra le mani del
soffiatore di El Greco le bolle di
sapone, piuttosto che un carbone ardente.
E chi mi avrebbe fermata? Chi mi avrebbe impedito, se avessi
voluto, di fare uno sfregio sul costato
del Cristo flagellato di Caravaggio, se avessi voluto mozzare la testa del
Cristo crocifisso di Masaccio, se avessi voluto fare la pipì e la popò (massimo atto
creativo) su una poltroncina regale.
Nessuno.
(i miei amici torinesi, gente seria, di sicuro)
Nessuno nelle sale, nessuno a controllare le sale.
Però le toilette sì.
Metti che qualche squilibrato voglia che so, imbrattare di
gocce d’acqua lo specchio del bagno.
Meglio prevenire che pulire.
(ben due dico due custodi seduti sui divanetti antistanti i gabinetti)
In verità ne abbiamo incrociato (dopo averlo tanto cercato)
anche un altro.
E’ a lui che ci siamo rivolti per sapere perché oltre il
Caravaggio non si poteva andare, perché vi era un cordone che impediva
l’accesso al piano dove ci sono le opere d’arte contemporanea.
“E non si può andare, scatta l’allarme, ci sta la visita
guidata, non ve l’hanno detto in biglietteria? Una alle tre e mezza e una alle
cinque e mezza.”
E no che non ce lo hanno detto in biglietteria.
Penso che si riferisca a questa cosa qui, scoperta dopo,
naturalmente.
Ma anche ammesso, chi non vuole fare la visita guidata, perché
non dovrebbe visitare il museo? Mica c’è scritto che saltando la visita guidata
viene impedito l’accesso alle sale.
“E scatta l’allarme, mi dispiace, mi dispiace che non ve
l’hanno detto”.
Bah.
Boh.
Mi viene un atroce
dubbio.
(l’ho detto che la pinacoteca suscita cattivi pensieri)
E se per caso avessero pensato di cominciare a chiudere
piano piano, che a farlo tutto insieme alle 19 e 30 diventa uno stress?
E se non ci fosse stato manco un cristiano spelacchiato a seguire la visita guidata, e se avessero pensato i
custodi, tramortiti dal dolce far niente mò sti
scassacacchi ci devono far fare le guarattelle per acchiapparli pure all’ultimo
piano e potergli dire signori tra
mezzora il museo chiude, meglio prevenire che rischiare di sfaccendarsi?
No, non è possibile. Sono trooooooppo cattivissima, e
neanche creativa, non va bene.
Di certo chi voglia godere dell’esperienza di osservare in
lungo e in largo, di profilo e a capasotto le straordinarie opere che a Capodimonte sono custodite farà bene a consultare spingolo spingolo il sito, a chiedere in
biglietteria prima di addentrarsi.
Perché, pensieri cattivi a parte, ne vale davvero la pena.
Troppo cattiva !!:-)
RispondiEliminaIl Museo, comunque, è bellissimo e meriterebbe migliaia di visitatori: difficile capire perché non sia mai rientrato nel novero dei musei europei più visitati.
Apperò, sei creativa un bel po'!
RispondiEliminaE giustamente cattivssima, perché pare che a pensar male si fa peccato, ma spesso s'indovina.
:)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAh, magari riuscissi a indovinare come mai ci sono così pochi visitatori!
RispondiElimina(di sicuro i custodi - ma si chiamano così? - non potrebbero imboscarsi, di fronte alle frotte)
(avevo combinato un inquacchione, prima)