giovedì 1 maggio 2014

La febbre del ragno rosso

La febbre del ragno rosso è una  delle tante epidemie destinate, in un tempo "astratto",  a falcidiare l’umanità.
E’ il capitano Mission a “scoprirla”.
Il capitano Mission non è un’invenzione di Burroughs, ma una  figura leggendaria che fondò una comunità anarchica, Libertalia,  in Madagascar, dove erano vietate la violenza, la tortura, e dove si cercava di vivere in armonia con la natura.
Il Madagascar presta ottimamente il fianco alla reinterpretazione della leggenda da parte di Burroughs: è la terra dei lemuri, i primati più vecchi, ma molto più vecchi dell’homo sapiens.

Il loro modo di sentire è fondamentalmente diverso dal nostro, non orientato verso il tempo, la sequenza, la casualità.
Non a caso Mission ha un Lemure Fantasma come daimon.
A Libertalia le cose non vanno per il verso giusto, e Burrough immagina una fine diversa per il capitano Mission, rispetto alla leggenda che lo vuole morto in un naufragio.
Gli fa compiere, prima di morire,  nel ventre di una caverna sull’isola,  una sorta di viaggio iniziatico grazie all’assunzione di un potente allucinogeno, cristalli di indri.
(del resto l’autore era grande esperto di trip)

Il viaggio, annullando tempo e spazio,  consente l’ingresso nel Museo delle Specie Perdute e nel giardino  delle Occasioni Perdute, dove sono contenuti tutti  gli esseri estinti, e i morbi,  le sette piaghe e i Peli, e le menzogne salvifiche del cristianesimo.
Il viaggio nel Museo rivela  la frattura tra un’armonia ancestrale perduta e il mondo che l’ homo sapiens, con il suo pollice opponibile, ha modellato, quella specie di  "animali" che "si è avviata inesorabilmente verso il linguaggio, il tempo, l’uso di strumenti, la guerra, lo sfruttamento e la schiavitù."

L’ingresso è libero per chiunque riesca a entrare. La moneta da pagare è la capacità di sopportare il dolore e la tristezza dello spettacolo dell’estinzione, …




In questo racconto allucinato e allucinante Burroughs adotta la modalità di pensiero “lemure”: saltano continuamente le ragioni della logica, della casualità, e non è un caso – forse – che  vi sia un solo  riferimento esplicito alla filosofia, a quella di Korzybski,  per il quale uno dei  limiti degli esseri umani è legato  alla struttura del linguaggio.
E' un viaggio alla scoperta della fine del tempo, alla scoperta della dissoluzione.

Tuttavia.
L’impressione più marcata, al di là di tutto, è che La febbre del ragno rosso sia un racconto lisergico.
In senso proprio, non  metaforico.
Burroughs quando lo scrisse  sicuramente era strafatto.  
LSD e anfetamina, solo così si spiega l’incubo dei peli  (altro che indri).

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