La febbre del ragno rosso è una delle
tante epidemie destinate, in un tempo "astratto", a falcidiare l’umanità.
E’ il capitano Mission a “scoprirla”.
Il capitano Mission non è un’invenzione di Burroughs, ma una
figura leggendaria che fondò una
comunità anarchica, Libertalia, in
Madagascar, dove erano vietate la violenza, la tortura, e dove si cercava di
vivere in armonia con la natura.
Il Madagascar presta ottimamente il fianco alla
reinterpretazione della leggenda da parte di Burroughs: è la terra dei lemuri,
i primati più vecchi, ma molto più vecchi dell’homo sapiens.
“Il loro modo di sentire è fondamentalmente diverso dal
nostro, non orientato verso il tempo, la sequenza, la casualità.”
Non a caso Mission ha un Lemure Fantasma come daimon.
A Libertalia le
cose non vanno per il verso giusto, e Burrough immagina una fine diversa per il
capitano Mission, rispetto alla leggenda che lo vuole morto in un naufragio.
Gli fa compiere, prima di morire, nel ventre di una caverna sull’isola, una sorta di viaggio iniziatico grazie all’assunzione
di un potente allucinogeno, cristalli di indri.
(del resto l’autore era grande esperto di trip)
Il viaggio, annullando tempo e spazio, consente l’ingresso nel Museo delle Specie Perdute e nel giardino delle Occasioni Perdute, dove sono contenuti
tutti gli esseri estinti, e i morbi, le sette piaghe e i Peli, e le menzogne
salvifiche del cristianesimo.
Il viaggio nel Museo rivela la frattura tra un’armonia ancestrale perduta e il mondo che l’ homo sapiens, con il suo pollice opponibile, ha modellato, quella specie di "animali" che "si è avviata inesorabilmente verso il linguaggio, il tempo, l’uso di strumenti, la guerra, lo sfruttamento e la schiavitù."
Il viaggio nel Museo rivela la frattura tra un’armonia ancestrale perduta e il mondo che l’ homo sapiens, con il suo pollice opponibile, ha modellato, quella specie di "animali" che "si è avviata inesorabilmente verso il linguaggio, il tempo, l’uso di strumenti, la guerra, lo sfruttamento e la schiavitù."
“L’ingresso è libero per chiunque riesca a entrare. La
moneta da pagare è la capacità di sopportare il dolore e la tristezza dello
spettacolo dell’estinzione, …”
In questo racconto allucinato e allucinante Burroughs adotta la modalità di pensiero “lemure”: saltano continuamente le ragioni della logica, della casualità, e non è un caso – forse – che vi sia un solo riferimento esplicito alla filosofia, a quella di Korzybski, per il quale uno dei limiti degli esseri umani è legato alla struttura del linguaggio.
E' un viaggio alla scoperta della fine del tempo, alla scoperta della dissoluzione.
Tuttavia.
L’impressione più marcata, al di là di tutto, è che La
febbre del ragno rosso sia un racconto lisergico.
In senso proprio, non metaforico.
Burroughs quando lo scrisse sicuramente era
strafatto. In senso proprio, non metaforico.
LSD e anfetamina, solo così si spiega l’incubo dei peli (altro che indri).
Amica mia, ma leggere un libro normale, no, eh?
RispondiEliminaE' che leggo random, sicchè, a quello che becco:)
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