“Tutti i ricordi alimentari felici si somigliano fra loro,
ogni ricordo alimentare infelice è
infelice a suo modo. “
I miei ricordi infelici sono legati alla sbobba dell’asilo, i
tubetti galleggianti nella brodazza di lenticchie e la pasta collosa al sugo
puzzolente.
Meglio della cotognata – che non ho mai assaggiato - di cui
mi raccontava mia madre, o dei piccioni – solo il pensiero mi fa impressione -
che erano il pranzo della festa nei
ricordi di mio padre bambino.
Per il resto, solo felicità che si perpetua (la dieta è una
brutta parola).
Quanta diversità per
chi ha vissuto in luoghi e in tempi dove
il cibo mancava del tutto o quasi, e il ricordo di una “bontà quasi crudele,
segnata dal sapore sinteticoesotico di ananasso” è un cioccolattino ripieno Ottobre rosso.
Anya von Brezmen, nata a Mosca, emigrata con la madre negli
USA all’età di dieci anni, è una giornalista che si occupa di viaggi e
gastronomia.
Il legame con la Rodina, la terra natale, non si è mai sfilacciato,
grazie ai tanti esuli in America e ai rapporti mai sospesi, seppur distanti,
con i parenti rimasti in patria, ma
soprattutto per la presenza di sua madre, Larisa Frumkin, detentrice dell’arte culinaria e della memoria
storica familiare, anello che lega quattro
generazioni, dalla fine dell’impero
zarista alla Putinland.
L’arte della cucina sovietica non è un libro di gastronomia: il cibo fa da "discreto" conduttore attraverso cui sono raccontati novanta anni di Storia.
( in appendice vi sono dieci ricette, ognuna rappresentativa
di un decennio.
Sperimenterò
l’insalata Olivier, ovvero l’insalata russa che con la mia ha in comune
solo carote, patate e maionese)
Gli aneddoti familiari - libri, passeggiate, lavori perduti e fortune improvvise - kommunalka, file per procurarsi il cibo, nostalgia, spaesamenti e “schizofrenie” disegnati sulla ragnatela della Storia sono tenuti
insieme con tenerezza, lucidità e ironia dosati in un equilibrio straordinario.
Una ricchezza che si può paragonare alla kulebjaka, una pasta lievitata ripiena di
funghi, due tipi di pesce o carne e almeno altri 10 ingredienti.
Attraverso la microstoria familiare, si descrive la nascita
e il dissolvimento dell’URSS, e si capiscono molte più cose rispetto a quanto
passa o abbia passato il convento
dell’informazione occidentale standardizzata.
Ad esempio l’amore per Stalin
“… la reazione di mamma alla morte di Stalin mi mostrò in
tutta la sua evidenza la forza della venerazione per il Grande leader. La sua
subdola doppiezza. Da una parte il vozd’ era una divinità immune dalle
affezioni comuni dell’umana esistenza. Una forza storica, trascendente,
misteriosa, che viveva in qualche modo al di fuori e al di sopra del regno
infelice di cui era l’artefice. Dall’altra era una figura paterna per tutti: un
pater familias gentile e confortevolmente domestico dell’intera nazione
sovietica, un uomo che abbracciava i bambini attirandosi qualificativi
propagandistici come prostoj (semplice), blizkij (vicino) e rodnoj, espressione
affettuosa riservata ai parenti più
stretti , che ha la stessa etimologia di un termine ricco di altrettante
risonanze interiori: Rodina.”
“RodinaUrodina. Una “terra madre” che fa rima con “brutta strega”
o il disprezzo che
avvolge la personalità di Gorbačëv, considerato il peggiore leader russo di
tutti i tempi.
Non immaginavo che
fosse così poco amato dai sovietici e ex sovietici.
Un libro molto più che interessante. Bello. Davvero bello.
Ciao Artemì. Era un po' che non ti leggevo, la vita mena colpi all'impazzata sul povero Barbujani. Sempre bello sentirti però: leggerò la von Bremzen e a ottobre vengo a Napoli a parlare di Darwin. Ti offro una pizza dove vuoi tu? Buon viaggio (si va in Germania quest'anno, non te l'hanno detto che bisogna boicottarli?)
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