sabato 17 agosto 2019

Viaggio in Albania. Imbarchi e sbarchi.

Me la ricordo la nave strabordante all’inverosimile   di persone che fuggivano dall’Albania dopo la caduta  del regime. 
E’ forse la prima immagine mentale  che ho di questo paese.
Da ggiovane, le mete delle mie vacanze all'estero erano solo Yugoslavia e Grecia.
(questioni di portafoglio, come al solito, ahem)
L’Albania, incastrata nel mezzo, era invisibile. 
Non ricordo se mi fossi mai posta il problema [e non è una bella cosa].
Non ricordo il trattamento riservato ai ventimila a cui venne “concesso” lo sbarco. 
(posso immaginarlo. E non è una bella cosa)
A Bari  forse la memoria di quello sbarco ha segnato per sempre l’idea dell’Est. 

Situazione 1: imbarco a Bari.
Il grande piazzale dell’ansa di Marisabella, dove si attende per l’imbarco verso la Croazia, il Montenegro, l’Albania, sembra un campo profughi.
Ho provato una vergogna immensa. 
Bari Italia, offre ai viaggiatori (non a tutti: i crocieristi hanno  un altro terminal, un altro trattamento) uno spettacolo di sporcizia, disorganizzazione, squallore. 
I tendoni,  che  hanno l’unico merito di proteggere  dal sole feroce,  da lontano sembrano bianchi, invece  sono luridi;  le  poche panche di pietra dove ci si può sedere sono incrostrate di schifezze e scomodissime;  le toilette nei prefabbricati oltrepassano di gran lunga i limiti della decenza. All’esterno dei suddetti prefabbricati ci sono dei lavatoi come quelli che si trovano nei camping di infima categoria.
In uno dei punti di ristoro che si fregia dell’insegna bar-ristorante  ordino un caffè. Prima di berlo, chiedo  dell’acqua. 
Il barista mi risponde  che “Non diamo l’acqua. Se la diamo a voi la dobbiamo dare a tutti.”
Bari, Italia. Che vergogna. 


Situazione 1 bis: imbarco a Durazzo.

Due aquile nere su sfondo rosso racchiudono la scritta “Welcome to Albania” che sovrasta la porta a vetri della moderna struttura del terminal traghetti del porto di Durazzo. 

Sembra di essere in un  aereoporto. Aria condizionata all’interno, file di poltroncine in metallo all’interno e all’esterno, sotto la copertura a spioventi (le ali dell’aquila, anzi, della colomba). 


Ufficio turistico, distributore automatico di bevande, bar,  oltre alle postazioni doganali. 
Ci sono persino due poltrone relax che cullano previo inserimento di  monetina.  
Le toilette sono pulitissime. 
La vergogna provata a Bari ha una fiammata di ritorno. 

Durazzo/Bari 1 a 0. 

Situazione 2: sbarco a Durazzo. 
A prescindere dall’orario di arrivo, che dipende dalle compagnie di navigazione (stendere non un velo ma una coperta pietosa, prego), lo sbarco a Durazzo è  rapido e indolore. Molti gabbiotti di polizia di frontiera attendono le auto, per cui la fila per uscire dal porto comporta un’attesa breve. 
Se gli agenti non si trovassero un metro e più oltre il livello del suolo, e i viaggiatori un metro e più sotto, per cui è necessario scendere dall’auto sollevare la testa tendere braccio levato i documenti – le forme dell’autorità hanno mille modi di palesarsi -, sarebbe un passaggio perfetto. 

Situazione 2 bis: sbarco a Bari. 
Sempre prescindendo all’orario di arrivo (vedi sopra), e considerando cosa buona e giusta autorizzare solo il conducente a recarsi nei ponti-garage per prendere l’auto, invitando i passeggeri ad attendere sulla banchina, è inumano lasciare bimbi, anziani e  ogni essere vivente sotto il sole cocente per oltre 45 minuti. 
Neanche la parvenza di un telone, di una tettoia, di una pagliarella. 
Tutti ammassati in attesa che le auto, una volta uscite dal ventre del traghetto, facciano un largo giro per ritrovarsi al punto di partenza. 
Il paradosso è che  due (solo due) postazioni di controllo doganale sono collocate proprio a ridosso del punto in cui attracca il traghetto, ma ancora più paradossale è che facendo fare il giro alle auto, vengono a formarsi due colonne che si ostacolano a vicenda: da un lato le vetture che devono uscire dalla nave (mentre i passeggeri attendono sotto il sole), dall'altro quelle già uscite che devono passare i controlli. 
Non credo che occorra un arco di scienza per intuire che basterebbe spostare i gabbiotti in fondo al percorso ad anello che le auto sono costrette a compiere per alleggerire la situazione. 
Attendere comporta una buona dose di pazienza. Attendere in situazioni di disagio può determinare reazioni inconsulte.
La vergogna provata all’imbarco si riveste di furia. 

Bari/Durazzo 0 a 1. 

Bari, Italia. Che scuorno.



Viaggio in Albania. (1)
Paese di aquile e Colombe

Viaggio in Albania (3)
Durazzo Tirana Durazzo

Viaggio in Albania (4)
Zvërnec, LLogara, il mare e Syri i kalter.

Viaggio in Albania (5)
Berat e Argirocastro.

5 commenti:

  1. Sacrosanta verità purtroppo. Io intendo invece sollevare la "coperta pietosa" riguardante gli orari di partenza dei traghetti: le società marittime ed autorità aeroportuali di rimpallani le responsabilità dei ritardi. Sarebbe ormai ora che i passeggeri venissero risarciti per i disagi cui vengono sottoposti, sia dalle società di navigazione che da parte delle Autorità, ad iniziare dalla Regione Puglia.

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  2. Sacrosanta verità purtroppo. Io intendo invece sollevare la "coperta pietosa" riguardante gli orari di partenza dei traghetti: le società marittime ed Autorità aeroportuali si rimpallano le responsabilità dei ritardi. Sarebbe ormai ora che i passeggeri vengano risarciti per i disagi cui vengono sottoposti, sia dalle società di navigazione che da parte delle Autorità, ad iniziare anche dalla Regione Puglia.

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    1. Ho appena risposto al questionario di gradimento di GNV, la compagnia con la quale ho fatto la traversata. Purtroppo, oltre al barrare le caselline con il punteggio relativo ai vari servizi, non c'è la possibilità di esprimere dei giudizi più ampi e puntuali. E' necessario attivarsi scrivendo al forum di contatto. (anche se, dubito che una sola mail possa sortire effetto)

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  3. mah...non so cosa hai visto,saranda berat agirocastro permet....lo squallore,l'ignoranza,il nulla....,il peggiir posto del mondo,post comunista col peggio del comunismo ancora in puedi,città squallide,nessuno che parla altro che albanese,la morte civile!

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    1. Ah, ancora lei, signor enap (ho appena fatto caso che la lettura palindroma del suo nickname restituisce pane, come immagino sappia già).
      L'Albania è un paese di luci e ombre, e dirò anche delle ombre, e sarò pure feroce. Però, considerando da dove è partita, ho visto degli sforzi giganteschi per migliorare. Ho visto le famiglie che gestiscono i b&b a Berat e ad Argirocastro, dove sono stata ospite, farsi il mazzo quadrato (mi perdoni il francesismo) per offrire ai visitatori il massimo di comodità, benessere, agio. La vera morte civile è la critica fine a se stessa.

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