domenica 3 giugno 2012

Il seno


Philip Roth mi indispone.
(talvolta)
Eppure continuo, imperterrita,  a leggere le sue opere, anche se spesso i tanto sbandierati   dramma e  pathos  delle sovra copertine e degli entusiastici commenti dei suoi ammiratori  mi fanno l’effetto della farsa e del  patetico. 
Non vale per  tutti i suoi scritti, naturalmente. 
[Pastorale americana è straordinario] 
Solo per quelli dove il chiodo fisso del sesso, che è vita tout court, senza altro appello o orpello, fa la parte del leone (dell’elefante) 
Da L’animale morente a Lamento di Portnoy.
Ormai non mi irrito più. 
Rido, anzi sghignazzo.

Ho appena terminato di leggere il raccontino Il seno.
Il seno è simbolo della maternità e della vita più ancora del grembo.
( il ventris tui  diventa del seno tuo)
Ho pensato che il seno e  una particolare predilezione per la fellatio,  nei due libri di Roth che hanno come protagonista  David Kepesh , L’animale morente (il seno  di Consuelo) e  Il seno appunto, hanno davvero un ruolo chiave.

“Claire (…) era persino un po’ schizzinosa a ricevere il mio sperma in bocca. Se mai praticava la fellatio, era solo come rapido preludio al rapporto vero, e mai con l’intenzione di farmi venire. Non che la facessi  troppo lunga per questo, ma di tanto in tanto, come succede a tutti gli uomini che non si sono ancora trasformati in un seno, registravo il mio scontento – insomma, la vita non mi dava tutto quello che volevo.” Pag. 52

La frustrazione più grande del professore Kepesh,  non è tanto  di  essersi  trasformato in un seno, quanto di essere diventato una mammella  inutile, un seno che non dà latte, non nutre…
“Sono arcistufo di preoccuparmi di perdere Claire. Lasciamo che se ne vada per i fatti suoi e si trovi un nuovo amante con cui condurre una vita normale e produttiva, e che non le faccia bere lo sperma.”

[Altro che invidia del pene. Devo rivedere il giudizio di misogino e fallocrate che ho appioppato a Roth.
Almeno correggerlo.]







E mentre cercavo sull’internet delle immagini di tette da piazzare nel post, passando dai senoni delle grandi madri al seno di Pero nelle 7 opere della Misericordia di Caravaggio, mi sono imbattuta in questo, che anche se ci appizza come il cavolo a merenda, lo linko uguale.

8 commenti:

  1. É curiosa la cecità del versante invidioso della generatività femminile da parte della cultura maschile.
    Invidia che se collocata nel processo naturale di riconoscersi parziali, e quindi "bisognosi" dell'Altro, é ciò che permette all'incontro con l'altro sesso di diventare l'aspetto più originale e piacevole della vita. Solo così non c'é bisogno di disprezzare l'altro. Che l'esibizione fallica di Roth sia frutto di un'invidia del creativo femminile non dovrebbero esserci dubbi.
    Ma tutti i movimenti di svalutazione e controllo ( sesso, razza....) nascono dall'invidia.
    Ciao

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  2. L'anonimo sono io, Roberta

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  3. Purtroppo non sopporto Roth, né col fallo, né col seno. Non mi irrita nemmeno: dopo il primo ho smesso di leggerlo

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  4. Ti consiglio caldamente di leggere "L'alluce", di J.Hejduk. Come racconto dell'assurdo, di una deformità fisica quasi kafkiana, ed anche in chiave di grottesca metafora della società moderna, è di gran lunga una delle opere più interessanti dell'ultimo ventennio. Nulla a che vedere col Seno di Roth.

    Gianluca

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    1. Grazie Gianluca, ti sono infinitamente grata.
      Ho attraversato mari e monti, orridi e oceani, e alla fine.
      Davvero, una straordinaria pletora di fondamentale valore epistemologico, pura gnoseologia del vuoto pneumatico nel quale siamo affondati.
      (per non parlare del pecorino)
      Nulla a che vedere neanche con Kafka, naturalmente.

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    2. (la palingenesi del pecorino, certo) :)

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  5. roth abolito, lo zizzismo è na cosa bislacca per me, provo a spiegarmi con i rudimentali strumenti di cui dispongo, più di un lombo di un zizzismo, di un coscio o di crine mi ha sempre colpito l'insieme, che cosa sono? un anormale? bhotch cmq roth abolito lo trovo polpettonesco mi spazientisco, meglio na zizza in salmì.

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  6. Bhe, su Roth la pensiamo alla stessa maniera.

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