domenica 7 ottobre 2012

Oltre la carne


Prende le fettine, poi del macinato.
“Quant’è?” – chiede.
Apre la borsa.  Si volta e mi guarda.
Invece che il portafoglio,  tira fuori dalla borsa una striscia di carta, un segmento di fotocopia, e un santino.
Me lo porge.
“No, la ringrazio” – le dico.
“Ma lei non prega?” – mi dice quasi irritata.
Nell’arco di pochissime frazioni di secondo cerco una risposta non scortese, non polemica, non  sarcastica, definitiva, inappellabile.
[vera]
“Sono atea”.
Resta con la mano tesa e i fuglitielli appesi per un secondo, sconcertata, quasi attonita.
Poi li ripone e prende il portafogli per saldare il conto.
Si allontana, poi torna indietro.
Ho ancora da aspettare prima che giunga il mio turno.
Mi sorride.
“Potrei dirle una cosa in privato, fuori, qui non  mi sembra il caso”.
Eccheccazzo, penso, e più definitiva di quella che dovevo dirle.
“Neanche fuori mi sembra il caso, non mi sembra proprio il caso” .
Ma l’ardore della fede supera qualunque buon senso, qualunque ragionevolezza.
Accummincia una pippa interminabile sulla preghiera  miracolosa da recitare, la preghiera che gesù ha dato proprio lui a santa giustina (?)  faustina(?) una santa ina (era una santa femmina allora quella della figurella)  e su come facciamo a sopportare questa vita  e a chi ci affidiamo per superare il dolore e senza la salvezza poi l’eternità ancora e ancora eccheccazzo, signò!
“Vorrà dire che quando saremo tutti morti io sarò cenere e lei passeggerà contenta e felice nei verdi pascoli del cielo, signora.” – le dico.
“Non si scherza su queste cose, sono cose molto serie”.
Infatti,  lo penso pure io.
Non c’è nulla di più serio che sperare di  convertire  un ateo dichiarato in una macelleria.

1 commento:

  1. Prof dovresti imparare la nobile arte del mandare affanculo.

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