In processione, prima è apparso il porte enfant, poi la nonna che lo teneva manco fosse un panaro, poi lei dietro.
“Professorè, vi ho portato a vedere mia figlia”
Lucia è tornata. *
Cappellino con il fiorellino rosa, tutina rosa, giacchettino rosa, copertina rosa, faccina rosa.
Un batuffolino rosa, la figlia, la nipotiglia.
Una bambulella.
“Professorè, ho partorito quasi due mesi prima, l’hanno tenuta nell’ospedale un sacco di tempo, pesava 1 chilo e 600 grammi”
Ratto la nonna vicemadre solleva la creatura addormentata dal caldo e rosato nido e me la piazza in braccio.
L’animella si contorce, si inquieta.
“Uh, signora, ma stava dormendo, perché l’ha presa ?”
“E che fa, si deve abituare a tutto.”
A un mese e 6 giorni, si deve abituare a tutto.
“E’ una bambina bellissima [e lo è davvero], Lucia, proprio una bambolina. Non c’è il pulsante per spegnerla, quando di notte piange?”
“Non piange, dorme” – dice la nonna vicemamma, prima di riprenderla per farle fare il tour des professeurs.
E’ la figlia di Lucia, che è figlia di sua madre.
Mi è calata una tristezza infinita bis.
Non per una sola bambina, stavolta.
Lucia e la sua bambina-bambole, chissà che sorte avranno! Per ora anch'io sento solo una grande tristezza.
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