A me Antonella Cilento sta antipatica.
L’ho incrociata tre o quattro volte, ma non la conosco di pirsona pirsonalmente.
(ci hanno pure presentate, ma insomma)
(ci hanno pure presentate, ma insomma)
Un’antipatia a pelle, istintiva, anche se non del tutto irrazionale.
(ho le mie ragioni)
Non per masochismo ho cominciato a leggere il suo libro candidato al premio Strega: una persona a me cara me lo ha prestato chiedendomi un parere “spassionato”.
(esticazzi)
L’ho cominciato con le peggiori intenzioni, fremendo di piacere – un piacere infinito - al pensiero di farlo una munnezza.
E mannaggia ‘a morte.
Nessun capolavoro, questo no.
Ci hanno già pensato Ariosto e Cervantes, autori letti da Lisario, ragazzetta muta ma segretamente abilissima nella lettura e nella scrittura - scrive lettere all’amichetta del cuore, ovvero alla Signora Santissima della Corona delle Sette Spine Immacolata Assunta e Semprevergine Maria - , e sicuramente studiati a fondo dall’autrice.
La Cilento, che da anni ha una scuola di scrittura creativa, prende elementi del romanzo – storico, di cappa e spada, avventuroso, surreale, biografico – e ne fa una pastiche di non sgradevole lettura.
Titolo e quarta di copertina sono fuorvianti, però.
Ambientato nella Napoli della metà del 1600, in piena età barocca, tra un Masaniello, una pestilenza e l’ambiente dei pittori ruotanti attorno a Ribera, il libro della Cilento ha come personaggio centrale – ma è sghembo, come il suo nome - Lisario, ovvero Belisaria.
Figlia unica del comandante della guarnigione spagnola alloggiata nel castello di Baia, Lisario, come la Bella Addormentata, quando le cose non le garbano, s’addorme.
Va in catalessi.
(per giorni e mesi, eh)
Non è certo un bacio – mi pare troppa poca cosa, la verità – a svegliare la fanciulla, ma sono ben altre manovre.
E’ il medicastro Avicente Iguelmano che la risveglia, e come premio se la ritrova in moglie.
Avicente si intrippa.
Ma si intrippa proprio malamente.
Vuole scoprire a tutti i costi – se non si è capace di fare il chirurgo, che si faccia il ricercatore – i meccanismi del piacere femminile.
“Dunque, a questo arrivava la menzogna: la donna non solo fingeva quando aveva l’uomo in corpo, ma anche per l’uomo che guardava. Non c’era passione, non c’era presenza, in breve non c’era nessun desiderio da soddisfare. (…) Una trama di bugie che rendeva le donne vischiose come la sugna gli ricoprì l’intendere e il volere, le odiò tutte e e tutte le desiderò morte, per l’umiliazione che il loro esistere continuava ad infliggergli. “
Lisario diventa così il primo oggetto della sua recherche, ma a Belisaria “ – eccolo, dunque, il nome, scivoloso come un serpente alato, obliquo come il sator, ovvero rotas, palindromo del carro in fuga del desiderio – “ * , protofemminista sui generis, non piace essere oggetto d’indagine scientifica, e invece che attraverso la catalessi – colpo di fortuna – si sottrae alle frustrazioni e al disappunto grazie all’incontro con un pittore, Jacques Israel Colmar – gli artisti realmente esistiti, Ribera, Giovanni Do, il maestro delle candele, interagiscono con i personaggi di invenzione come Colmar - , giunto a Napoli per sfuggire alle insidie di un altro pittore (Michel de Sweerts!!! Ma come?? Proprio lui lui???Possibile??? ) e alle sue stesse pulsioni omosessuali.
Josè de Ribera** |
Ah, l’amour, la passione, i desideri, le ossessioni!
“Ma quando l’Amato c’è, Signora, nascemi il Sole dai piedi, posso saltare il Mare, succhiare gli alberi dai prati e generare popoli di uccelli: così accade? Oh, come sembrano superflui ora i miei Libri, e anche lo ScriverTi mi sembra vano poiché Tutta ti prego mentre Amo!
Intanto, però, mi chiedo: sarà esagerazione? “
(un tantinello, né)
L’indagine sul piacere femminile a questo punto lascia il passo ad altre faccende, riassumibili in ricerca e fuga, fino al disvelamento finale, olè, un colpo di scena che rimescola ancora i generi (sessuali, e non romanzeschi).
E’ un romanzo di buona forma, e fornisce sia notarelle storiche (il malgoverno spagnolo, corruzione e miseria) che di folklore e costume (l’origine del culto delle capuzzelle dei morti*** o del sostantivo zoccola) ma di poca sostanza.
Una lettura di evasione, da cui ho tratto un malsano piacere.
(e di certo non infinito)
* Del Sator e del quadrato magico non sapevo cippa, ma qualcuno si sarà appicciato le cervella a furia di ragionarci sopra:
** Maddalena Ventura con il marito e il figlio - Josè de Ribera detto lo Spagnoletto
Non credo di aver capito bene la faccenda dei due pittori (perché sarebbe tanto incredibile)?.........
RispondiElimina[e c'è anche una spruzzata di misticismo, nelle parole d'amore che hai citato, eh].
Perchè uno è reale e l'altro è inventato, ecco:)
Elimina(eh, un misticismo rustico, direi :D)
Comunque, malgrado la tua recensione, non credo che lo leggero'. Antipatica era e antipatica resta!
RispondiEliminaNon ti perdi gran cosa, Grazia, vai tranquilla per altri lidi:)
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