giovedì 12 giugno 2014

Una cosa divertente che non farò mai più.

Anche io l’ho fatta, la cosa divertente (?) che non farò mai più.* 
Certo, le nostrane  MSC e Costa devono sembrare proprio le sorelle cenerentole in confronto alla motonavi della Celebrity Cruise, (non so se biasimare o meno  la iperproletarizzazione della grande illusione    -  in fondo il maumau che si fruscia  di essere lo sciàdipersia concretizza lo stesso finto sogno del pensionato middle class americano).

Devo riconoscere una certa affinità di pensiero tra me e Wallace (mi preoccupo?), soprattutto rispetto al carnevale dell’organizzazione tutta. 
L’obiettivo primo delle crociere  è lo spillamento di soldi ai polli,  ma  la riflessione di Wallace si spinge fino a cercare di capire su quale leve agiscano le compagnie per far cadere i polli in trappola: non si può negare che la crociera extra lusso di massa  abbia  l’ambizione di generare nel cliente la sensazione di rimuovere  preoccupazioni e pensieri, pianificando ogni  secondo  della giornata  - e addolcendolo con la coccola – il cioccolattino alla menta sul lenzuolo ben ripiegato ** - la premura e  i sorrisi finti. 
La parola chiave è deresponsabilizzazione.
L’organizzazione della crociera fa  attivare  dei meccanismi di assoluta regressione, fino ad  una dimensione quasi a-logica. 

E’ per il consumatore il ritorno nel grembo materno.
(l’allontanamento dell’idea della morte)  

 “Alla fine della settimana, dopo  che abbiamo avuto ogni tipo di tempo, capisco perché con il mare grosso si dormiva così meravigliosamente: il dondolio del mare grosso ti culla, la spuma delle onde ti fa sshhh dall’oblò, il rumore del motore è il battito del cuore della mamma.”

“La Grande Gigantesca menzogna delle crociere è che è possibile mantenere la promessa di soddisfare “il NEONATO Insoddisfatto (…) la parte che in ogni momento e indiscriminatamente VUOLE”

Magnatoria, intrattenimento, escursioni, pulizia invisibile e continua, servitù, accudimento. 
[Su una nave da crociera la Grande Menzogna si esplicita  in misura  maggiore rispetto ad un  Resort a trentamila stelle “all inclusive” situato sulla terraferma?]
Wallace compie il suo viaggio  a bordo  la motonave Zenith, da lui ribattezzata Nadir, nel Marzo del 1995.
(la Zenith, forse per il miliardo di secce che le sono piovute addosso, è stata danneggiata da ben due incendi:  il primo nel 2009  -  rimessa a nuovo è stata  venduta ad un’altra compagnia di navigazione – il secondo  nel 2013  al largo di Venezia. *** 

Il reportage (anzi, un po’ reportage, un po’ saggio, un po’ diario personale) comincia dal ritorno dal viaggio, durante l’attesa dell’aereo che riporta at home:  Wallace fornisce della sua esperienza “volontaria e retribuita”  un resoconto  meticoloso, puntiglioso, corredandolo  di ben più di un centinaio di note che non sono  vere e proprie note esplicative bensì stralci di pensieri in  parentesi (che a loro volta possono aprirsi in ulteriori parentesi).
Qualcuna: 
Nota 129:  (questi piattelli erano fatti, credo, di una sorta di argilla iperfriabile  per ottenere il massimo della frammentazione)
Nota 116:  Dio mi è testimone: non mangerò mai più frutta in vita mia.
Nota 130:  !

L’occhio di Wallace funziona come una sorta  di lente di ingrandimento o di zoom su ogni dettaglio (ai limiti della paranoia), come in questo passo in cui confronta, all’àncora,  la nave da crociera Nadir con un’altra ancora più lussuosa.
La Dreamward  è di un bianco accecante, così bianca che sembra quasi aggressiva e fa sembrare il bianco della Nadir più beige chiaro o crema. Il muso della Dreamward è più allungato e sembra più aerodinamico del nostro, le finiture dono di un pesca fosforescente e anche gli ombrelloni sulle piscine del ponte 11 sono color pesca – i nostri ombrelloni sono arancione chiaro, cosa che mi è sempre sembrata strana, considerato che i colori della Nadir sono il bianco e il blu, e ora mi sembra una cosa improvvisata e misera. La Dreamward ha più piscine di noi sul ponte 11, e in più c’è qualcosa che al di là del vetro sembra un’altra piscina sul ponte 6; e il blu delle loro piscine è proprio quel blu del cloro – le due piccole piscine della Nadir sono di un colore all’acqua di mare e un po’ sbiadito, anche se nelle brochure Celebrity, erano viscidamente proprio di quel blu-cloro elettrico.”
(mi sembra di sentir parlare Forrest Gump. Ed è particolarmente interessante l’uso del possessivo: nostro – è un pronome inclusivo -  e loro.)

L’occhio di Wallace è ipercritico,  ma è anche un occhio “disturbato”. 
Wallace  è feticista verso gli squali (selacofobico, direi),  ha il terrore di essere risucchiato dallo scarico del water, si definisce semi-agorafobico  e caproscopofobico,   e queste ultime sindromi lo costringono ad evitare  gli sbarchi per  le escursioni,  sicchè non scende mai dalla nave ed evita assembramenti, folle, intruppamenti, tranne che nella giornata del 16 marzo, in cui l’autore effettua la  full immersion nelle attività – bisognava pur relazionare sul “divertimento” offerto dalla compagnia - , esperienza dalla quale non si riprende più, passando gli ultimi due giorni della crociera chiuso in cabina.
Wallace  era un ingrippo fatto uomo.

[mi chiedo se, per poter “indagare” il fondo delle cose, sia meglio possedere una grande capacità di distacco e  una freddezza mostruosa o al contrario essere ipersensibili]

Sapendo come è andata a finire, a me non ha fatto  ridere il suo racconto. 
Mi ha fatto un’enorme tenerezza. E tristezza. 

Io mi sentivo disperato. Ormai è una parola abusata e banale, disperato, ma è una parola seria, e la sto usando seriamente. Per me indica una semplice combinazione – uno strano desiderio di morte, mescolato a un disarmante senso di piccolezza e futilità che si presenta come paura della morte. (…) E’ più come avere il desiderio di morire per sfuggire alla sensazione insopportabile di prendere coscienza di quanto si è piccoli e deboli ed egoisti e destinati senza alcun dubbio alla morte.” 



*    Nota 1: Il link del resoconto della Crociera ai fiordi norvegesi 

**  Nota 2: mi è venuto in mente un atto di premura ricevuto sulla chiatta da crociera sul Nilo**** che mi fece  cacare sotto dalla paura: entrando nella cabina al buio, due ombre sul letto, abbracciate. 
Marò, e chi è trasuto?? Chi cazz so??????
Il piccolo di camera aveva fatto indossare ai  cuscini  i nostri pigiami, e li aveva teneramente avvinti e posizionati verticalmente sul letto.
Mavvaffàncapa.


**** Nota 2/a : Della crociera sul Nilo, effettuata millanta anni fa su una barca di dimensioni assai modeste, una ventina di cabine, molte vuote (totale degli ospiti di varia nazionalità: 22), ho un ricordo bello, invece. 

1 commento:

  1. Veramente anche a me questo libro ha provocato una tristezza infinita, pur tra i sorrisi- inevitabili. Sarà che io nel divertimento organizzato non posso non vedere, come ho detto pure altrove, una sorta di logica concentrazionaria.
    Quanto al risveglio del neonato prepotente che è in noi- non ricordo se tu abbia letto , ma se e quando sarà, fai mente locale......;)

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