A te, divinità muta e distante, moloch grigio e immobile, sono dovuti doni e tributi, e nulla può turbare la tua fissitá, nè le chiacchiere delle comari ai piedi del tuo santuario, né la prostrazione di chi si affida al tuo sordo orecchio, e neanche la silente adorazione. Immobile e pietrosa resti, il tuo feticcio a toccare con le rigide ali il manto celeste.
Quanto ti è dovuto senza nulla avere dato.
A te, creatura terrestre e carnale, sono cari l'oblio dal travaglio e dal dolore, la sgargiante potenza della fantasia e dell'immaginazione.
Sciogli il cupo nero nella liquida mobilità dei sogno e del sonno, vegliando sul riposo del guerriero e sul fiorire segreto del figlio.
Sciogli il cupo nero nella liquida mobilità dei sogno e del sonno, vegliando sul riposo del guerriero e sul fiorire segreto del figlio.
Tra Cielo e Terra, tra l'amore sacro e l'amor profano, agli antipodi dalla Polinesia, non ho dubbi su cosa scegliere.
Di questo Gaugin non so manco il titolo (titolo??? nome? appellatura?)
Ricordo i manuali di storia dell'arte. Pedanti, nozionistici, pesanti, (il Longhi no, la breve ma veridica storia della pittura italiana lo tengo caro)
A me piaceva la pittura, sopra ogni altra arte.
(e all'esame di storia dell'arte mi chiesero solo di architettura, cazzarola, da Bramante a Palladio passando per chi cacchio li aveva studiati gli altri)
Mi piaceva guardare i dipinti, senza sapere.
Devo il ritrovato piacere di guardare ad un'amica preziosa - che, per essendo esperta, ha grazia e leggerezza, nel parlare di cose che altrimenti mi abbofferebbero anzichenò.
Il dipinto suggerisce.
Poesia e prosa [cazzate, anche].
Devo il ritrovato piacere di guardare ad un'amica preziosa - che, per essendo esperta, ha grazia e leggerezza, nel parlare di cose che altrimenti mi abbofferebbero anzichenò.
E ad un altro amico il gusto di.
”Qui la poesia si effonde da sola – scrive Gauguin delle isole Marchesi - basta lasciarsi andare al sogno, dipingendo per suggerirla” .
Poesia e prosa [cazzate, anche].
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