Il Mercadante è un teatro piccolo.
Non ricordavo il boccascena riempito da una gradinata su cui sono schierate file di poltroncine in plastica rosse.
Le attrici dunque recitano su una passerella, al centro.
Recitano nel cuore della casa, tutta bianca, eppur c'è sempre da strigliare e pulire.
Vicini vicini vicini, a star seduti nelle prime file della platea basterebbe allungare una mano e afferrare la caviglia delle attrici.
Schiava della perenne distrazione, non ho potuto fare a meno di soffermarmi sulle facce del pubblico di fronte, tranne quando la scenografia prevedeva una sorta di tendina che "oscurava" la scena, nascondendo completamente il pubblico di fronte.
E che strano vedere le attrici chinarsi da ambo i lati, per accogliere l'applauso conclusivo, schiena e suo fondo una volta, capo chino un'altra.
Comunque.
Passato il tempo della distr-azione, la piece si sedimenta.
"La casa di Bernarda Alba", è uno degli ultimi lavori di Federico Garcia Lorca, prima che venisse ucciso nel 1936.
Una rappresentazione di una cupezza angosciosa e angosciante, accentuata dal coro di donne vestite a lutto, una sfliza di zì monache, che cantano canzoni di chiesa e come ali nere e lente spostano gli oggetti di scena. (Brave tutte, le attrici, ma più di ogni altra, la Maria Grazia Mandruzzato, la serva La Ponzia, una forza espressiva davvero straordinaria.)
A solcare la scena ci sono solo donne.
Ma la presenza degli uomini, il morto e il vivo, pur nella assenza scenica, è invasiva e ingombrante.
Tante donne per descrivere una società maschilista e oppressiva.
Il morto, con il funerale del quale inizia lo spettacolo, è il marito di Bernarda.
Il morto genera 8 anni di lutto e trasforma la casa in una gabbia, in un sepolcro per le 5 figlie e anche per la nonna pazza.
Ma è la Madre a deciderlo.
Il vivo è Pepe, il ragazzo più bello del paese (e cazzarola, avrei voluto vedere quant'era bello stu mobile, e invece manco la voce fuori scena si sente).
Il vivo vuole la dote, punta la figlia maggiore di Bernarda, nata dal primo matrimonio, l'unica che ci ha i sordi, ma non la giovinezza, nè la grazia, nè la bellezza.
Il vivo vuole l'ammore, punta la figlia minore di Bernarda, che se ne frega delle chiacchiere e dei comandamenti, segue la pulsione, l'istinto, amore e morte.
La casa di Bernarda diventa un crogiuolo di rancori, di invidie, di dolore.
Ma che nessuno sappia, mai.
La censura dei sentimenti e della libertà, sotto un velo opaco e torbido.
Per opera della Madre.
Sicuramente la storia è denuncia di un tempo e di uno spazio e di una mentalità, oltre ad essere metafora delle dittature fasciste.
Ma.
Non ho potuto fare a meno di pensare - altro che angeli del focolare - a quanto spesso le madri si facciano custodi e vestali dell' orrore.
Anche quando sollecitano le proprie figlie a partecipare ai bunga bunga.
Ora un bunga bunga, un tempo, a volte, ne favorivano la prostituzione anche.
RispondiEliminaMa che differenza.
In questo ultimo caso lo facevano per necessità e bisogno. Spesso prostitute loro stesse non avevano altra possibilità (non vedevano altro futuro) che destinare le loro figlie al loro stesso mestiere.
Oggi la sollecitazione viene in famiglie non certo bisognose, ma avide, di un'avidità sbavante e disgustosa.
spalluzza