giovedì 5 gennaio 2012

Eden(perduto)landia

Non capisco l’ostinazione a voler tenere aperta a tutti i costi Edenlandia, lo storico parco-divertimenti nel cuore della città. 
La  società proprietaria è fallita, ma il parco continua ad agonizzare.
E’ un mostro spiaggiato da troppo tempo.
(Sono favorevole all’eutanasia)
Meglio sarebbe cancellarla, chiuderla, decidere una volta per sempre che cosa farne, se metterla in competizione con le megaroboanti strutture dei nuovi parchi divertimento (ah, Gardaland), o fare in modo che diventi un’architettura della memoria, come il parco di Tivoli, a Copenaghen.
(e valle a recuperare, le cose perdute)

Era un evento, un fatto extra-ordinario, andare all’Edenlandia (regalo di compleanno, ad esempio. Altri tempi. Ma adesso va di moda il pellegrinaggio a Disneyland Paris come regalo per i comunicandi).
Nel  Far West tra le scenografie spuntavano o s’intravedevano gli indiani, i soldati blu e i gringos in cartapesta;  l’ultima volta solo un pezzetto di trombettiere senza manco la tromba faceva la guardia al fortino.
Sgarrupati spuntoni di roccia in cartapesta dove un tempo c’erano i tepee, e scrostate pareti cadenti nel “villaggio” dei cowboy, e alle finestre del saloon, appoggiati per dimenticanza o incuria, barattoli di vernice e attrezzi da lavoro.
Per fare il giro sui tronchi, ricordo, la fila era sempre lunghissima.
Nessuna nostalgia delle code, ma.
La grotta dove sarebbero dovuti essere alloggiati i dinosauri – si diceva già millanta anni fa, dopo che venne smontato l’ambaradan dei pirati – è  un gocciolante tetto di lamiere e di travelle di ferro.
Anche l’eco l’ha abbandonata.
(e poi, diamine, la mota dentro quei tronchi, bisogna entrarci con il cuscino di gomma sotto il culo)

In verità ho vaga la memoria di come era.
Forse era il corpo di cui ora è rimasto solo  scheletro e pellecchia.
Non c’era puzza di stantio e di piscio (come nei sottopassaggi abbandonati delle metropolitane),  non allignava il torbidume nelle fontane e nelle vasche, non c’erano la desolazione e l’abbandono.
Forse.
Mi chiedo se non sono gli occhi adulti a farmela vedere tanto brutta e squallida e patetica.
Però poi mi dico che a Gardaland e a Tivoli  ho fatto ohhhhhh.

La fenice rinasce dalle ceneri.

Sì, vabbuò, ma prima adda murì.

2 commenti:

  1. Che malinconia ! È vero che succede spesso quando si vedono con occhi adulti i nostri luoghi dell'infanzia che tutto sembri più piccolo e più angusto.Però mi fa anche un po' di tenerezza questo parco giochi senza effetti speciali "all'americana" e che deve (forse) qualcosa di meno alla tecnologia,ma che lascia qualcosa di più alla fantasia.

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  2. In realtà nel tempo è diventato un ibrido, la giostra dei cavalli accanto alla ruota schiantabudella a velocità supersonica.
    Manco tenerezza, Grazia.

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