giovedì 26 gennaio 2012

Aria di periferia


Con la metro ci vuole poco ad arrivare al centro dalla periferia.
(ultima stazione Scampia)
Ahh, lo sanno bene i residenti del quartiere bene del Vomero,  le baby gang  (come zoccole) vomitate dai sotterranei  binari, impazzano al sabato sera.
E poi dalla metro collinare ci vuole un attimo per montare sulla funicolare di Chiaia e trovarsi nel salotto buono,  tutto un passeggio di distinte e imperlate signore.
(le cure fanno sembrare tutti più belli)
Per alcuni è più facile. Tutto più facile.
Opportunità, occasioni, ma non è soltanto una questione di moneta.
E’ l’aria.
Ho pensato allo stridente contrasto tra la magmatica folla che gremiva la saletta della libreria Feltrinelli a Chiaia e il vuoto semipneumatico  di un magnifico salone affrescato di un palazzo antico di un paese di periferia.
Entrambe sono state location per l’incontro con uno scrittore.
Lo stesso scrittore.
Famoso.
A distanza di qualche mese, vabbuò, ma poco conta.  Anzi,  lo scrittore nel frattempo è diventato ancora più famoso.

Ho pensato a quanto conti, e costi, ancora una volta, vivere in periferia.
In certe periferie soprattutto.
E’ come se i semi gettati inaridissero al semplice contatto con l’aria.
Aria putrefatta e immobile, che pesa e schiaccia tutto ciò che si muove.
Le rare occasioni vengono perdute e sciupate nella generale indifferenza.

2 commenti:

  1. "I semi che nelle periferie inaridiscono al semplice contatto con l'aria" E' possibile che siano davvero senza speranza ?

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  2. è lo scarto tra teoria e pratica, tra vissuto e realtà televisiva, tra buone maniere e resistere per sopravvivere, hai ragione caparoscia.

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