La fine è nota è un romanzo del 1949.
Il suo autore, tale Geoffrey Holiday Hall, non esiste.
E’ lo pseudonimo di un ignoto.
Dunque è come se non esistesse, perché non si sa nulla di chi si celi dietro questo nome.
E' una faccenda strana che mi intriga assaissimo perché è a tema con il libro.
Il protagonista, il signor Paulton, tornando a casa trova un cadavere sfracellato sotto casa sua.
E’ morto cadendo dalla sua finestra, mentre in casa era la moglie, la bella e giovane Margo, che riferisce al tenente Wilson di averlo fatto accomodare in quanto desiderava parlare con il coniuge: una richiesta urgente di aiuto.
Paulton non conosce l’uomo, identificato poi come Roy Kearney.
Un disertore, e come tale finito in carcere per 5 anni.
E prima?
Diventa per lui un tarlo, un rovello: cosa gli avrebbe voluto chiedere? Che tipo di aiuto, perché?
Chi era Roy Kearney?
Per Paulton diventa un’ ossessione cercare di ricostruire il suo passato, comporre i pezzi della sua esistenza per capire il motivo della sua fine, per comprendere il principio della sua fine.
“Chi sei, infine? L’uomo insignificante visto da Margo, il vagabondo senza pace di Jessie Dermond o il disperato animale in gabbia di Holtsinger? Qual è il tuo vero essere?”
Paulton e Kearney non hanno nulla in comune, tranne…. E cazz, non si può dire.
Ritmo serrato, belle caratterizzazioni dei personaggi (Cervello sopra tutti), e una corsa avviluppante a scoprire i perché.
E’ solo alle ultime pagine che si scioglie il busillis.
“Oh, se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe! Ma basta che il giorno trascorra e la sua fine è nota”.
Oppure, basterebbe dare peso a cose che sembrano insignificanti.
Niente è davvero insignificante.
Nessuno lo è.
[Come è difficile intuire la vera natura delle persone che ci circondano.]
Sciascia nella postfazione all’edizione del 1989, definisce la vera identità di G. Holiday Hall “un piccolo mistero che sarebbe divertente risolvere”.[Chi sei, G. Holiday Hall?]
Potrebbe anche esservi una donna, dietro questo pseudonimo.
In questo caso, potrebbe aver voluto togliersi dei sassolini dalle scarpe.
Oppure potrebbe essere Alfred Hitchoch in pirsona pirsonalmente, a cui non so perché, il libro, costruito in modo “cinematografico”, mi ha rimandato.
La fine nota è il suo romanzo, e mannaggia la miseria, quanto sarebbe divertente conoscere il principio e la sua fine.
Se fossi uno storico della letteratura, un critico, un intellettuale, me ne farei un’ossessione.
e poichè le ossessioni sono cose serie, continuo qui: la fine non è nota.
e poichè le ossessioni sono cose serie, continuo qui: la fine non è nota.
Sai che non l'ho letto? Vado immediatamente a procurarmelo: i misteri mi sono sempre piaciuti...
RispondiEliminaVai pure tranquilla, non rimarrai delusa :)
Elimina(metto - quasi - mano sul fuoco :D)