Se si va in Spagna allora si va nel periodo della festa di San Firmino e si visita Pamplona (mannaggia a Hemingway!).
Eh, vai a programmare.
Il giorno destinato a tale visita, pronti ad andare poco dopo l'alba, succede che la ruota della macchina è completamente a terra.
(mannaggia il fuosso di ieri notte!)
L’auto è una di quelle la cui casa produttrice non dà manco il ruotino in dotazione, bensì un kit di gonfiaggio che garantisce la tenuta della ruota bucata per massimo 80 chilometri di percorrenza.
Un’ora di decodifica delle istruzioni, un'ora per eseguire il gonfiaggio.
Altro che 80 chilometri: il taglio è una sguarrata, e il liquido del gonfiaggio già dopo tre metri lascia la bava sull’asfalto.
Meno male che appena fuori dal paesello ci sta il gommista.
C’è il gommista , ma non la ruota, che deve arrivare da Pamplona.
Naturalmente, causa festa di San Fermin ( traffico, deviazioni, divieti) la ruota per arrivare ci impiega una giornata intera.
(l’anno prossimo nel bagagliaio al posto delle valige ci metteremo la ruota di scorta)
Dunque, invece dell’immersione nella ressa bianco rossa dei sanfermines (nei fiumi di vomito e immondizia, come dicono quasi sollevati i cordiali e gentilissimi gestori dell’albergo che ci ospita: Non è Pamplona, è una città diversa - Hemingway, mannaggiaattè! ), si trascorre l’intera giornata a bighellonare a Villafranca di Navarra, avanti e indietro, tre volte il giro della chiesa; delle 2800 anime registrate all’anagrafe ne vedo forse una trentina, tra cui ’o nonno, che come con dei nipoti carissimi, si ferma a parlare (trattenendo proprio la spalla con la mano), a raccontare: dice di quanto era bello il paesaggio dalla chiesa prima che costruissero le cinque casette che impediscono di guardare senza ostacoli la piana.
In catalano.
Tú entiendes?
(eh, insomma)
I nonnini sono sempre cari, anche quando non li si capisce.
Dunque niente Pamplona (e neanche il piano B, elaborato al momento della terribile scoperta ed effettuabile in mezza giornata).
La riconsegna della macchina alle 18,30 obbliga ad una riduzione drastica degli spostamenti.
Di un castello così i francesi ne farebbero cartoline a morire.
Le torri con le azzurre punte coniche, le finestre che offrono prospettive quasi labirintiche dello stesso complesso, creano un’atmosfera fiabesca.
E anche la vertiginosa scala a chiocciola con 132 scalini che conduce alla Grande Torre.
[Ci sarà barbablù, in cima alla torre?]
Il palazzo, residenza prediletta di alcuni re di Navarra, una delle più lussuose dimore reali dell’’Europa tardo medioevale ( diventato poi fortezza, avamposto militare, sede di governatori, incendiato e semidistrutto all’inizio del 1800), è stato oggetto di imponenti opere di restauro integrativo, eppure non si ha la sensazione del falso, del posticcio.
Forse compariranno i cavalli, e le carovane dei pellegrini che hanno deviato il cammino di Santiago per fermarsi qui]
“Cerramos, cerramos” – la voce decisa della signorina che invita ad uscire mi distoglie dalle fantasticherie.
Cazz, non riesco a trovare l’uscita.
Salida, penso sia la salita, prendo la direzione opposta.
La signorina mi ritrova.
(tentativo di ammacchiarsi nel palazzo: fallito)
La cittadina di Olite è molto graziosa. I vicoletti medievali, il chiostro antistante la chiesa di Santa Maria la Real, coi bambini che si arrampicano e fanno nascondino tra le colonne, l’accogliente piazza Re Carlo, la quiete rumorosa invitano a restare, almeno per un po’.
Ogni impedimento è giovamento, diceva la nonna mia.
Forse è stato un bene saltare Pamplona.
(ma anche no, uffa)
(ma anche no, uffa)
Andando verso la costa basca, la si vede dall’autostrada.
(è una città enorme)
Al casello, subito dopo il pagamento, nuovo stop.
Una barriera di militi forniti di pistola, etilometro e sacca piena di boccagli monouso, accerta il tasso etilico di tutti (proprio di tutti) i conducenti delle vetture che hanno passato il casello.
Alle 10 del mattino.
Vabbuò, sarà (forse) per un’altra volta.
Ora è tempo di Euskadi.
Le altre tappe:
2: Barcellona
6: Paesi Baschi
7: Paesi Baschi
8: Albi
e Carcassonne
Ma com'è bello seguirti! Grazie alla ruota (o alla mancanza di ruota) di scorta con te scopro un mondo di città e castelli mai sentiti. Mi sa che l'anno prossimo, insieme alla ruota, nel tuo portabagagli mi ci infilo anch'io!
RispondiElimina