Memore del meraviglioso distanziamento sperimentato in Grecia nell’anno I dell’era Covid (sociale: spiagge e monti vuoti di vestigia umane; mentale: paesaggi marini e montani incantevoli), è stata irrefrenabile la voglia di tornare nell’ellenica terra anche quest’anno, nonostante il rompimento maggiorato delle procedure burocratiche per le uscite dalla madrepatria e ritorno.
Le differenze, da un anno all’altro, non si esauriscono nei pass e plf di cui essere muniti: la Grecia è varia e la Macedonia, la regione scelta questa estate, lo è ancora di più.
Le differenze, da un anno all’altro, non si esauriscono nei pass e plf di cui essere muniti: la Grecia è varia e la Macedonia, la regione scelta questa estate, lo è ancora di più.
Terra di Filippo II e del suo ancor più famoso figlio Alessandro Magno, la Macedonia è una regione amministrativa orientale della Grecia (solo la Tracia è ancora più ad oriente), ricca di contrasti, non solo naturalistici.
Edessa, Xanthi, Kavala e Salonicco, la città più grande e popolosa, sono state tappe del viaggio, oltre alla penisola Calcidica.
Le note a ricordo non seguono né ordine cronologico né logico.
Una macedonia, per l’appunto.
1) Halkidiki, come la chiamano i greci, è la penisola Calcidica.
E’ la terra natale di Aristotele, a cui è dedicato un parco tematico di cui non credo che il filosofo andrebbe molto fiero, se non per il democraticissimo costo del biglietto d’ingresso, euro due a persona.
Per il resto, le istallazioni nel piccolo parco, che dovrebbero essere interattive, risentono di un debole apparato di comunicazione e di una scarsa manutenzione per cui il funzionamento, tranne per i dischi ottici che vanno semplicemente ruotati a mano (gira la ruotaaaaaaa), è lasciato più all’immaginazione che alla pratica.
Ma stando in zona, lontano dalla rinomata costa, si può approfittare per visitare il bel paesino di Arnaia, che conserva ancora alcune case in legno tradizionali, una piccola sacca di resistenza all’anonima urbanizzazione che ha trasformato i villaggi dei pescatori in luoghi caratterizzati da palazzine bipiani in cemento armato.
La penisola si allunga con tre propaggini nel mar Egeo, tre dita le cui spiagge sono descritte come i Caraibi della Grecia.
E insomma.
Acqua verde acqua calda, così andrebbe riscritta la canzone da dedicare alla Calcidica.
Strano, strano, perché dalle foto (anche da quelle che ho scattato io) l’acqua sembra azzurra, ma standoci dentro si ha l’impressione di essere immersi in un lago, in cui si rispecchiano boschi.
Acqua verde, verdissima.
(Mare trasparente e pulito, non potrebbe essere altrimenti data la bassissima densità urbana e l’assenza di impianti industriali, però… ho rimpianto il turchese delle isole Ionie, così intenso da far quasi male agli occhi).
Ed è calda. Nessun trauma nel tuffarsi. Ammolli lunghi lunghissimi.
Di Kassandra, il primo dito procedendo da ovest, per un accidente che ha mandato a monte la prima parte dell’itinerario, non ho potuto vedere nulla.
A Sithonia mi sono accomodata su alcune spiagge supergettonate ed anche abbastanza affollate, come Kalamitsi o Kavourotripes nota come Orange beach, che oltre alla caletta attrezzata dal baretto, offre scogli e micro spiaggette su cui ci si agglomera come neanche al lido mappatella di Mergellina, ma anche su altre molto più rilassanti e vuote come Koviou Beach ( il parcheggio però è piuttosto problematico).
Echelodicoaffare, quella che a me è piaciuta di più è la meno strombazzata in rete, tanto da non essere neanche riportata con il segnalino rosso su google maps, la spiaggia di Porto Koufo.
Nel mezzo, nel silenzio, io.
Il limite del terzo dito non raggiunge neanche la prima falange, si ferma ad Ouranopoli. Anche nel terzo dito le spiagge più belle sono quelle lontane dalle piccole cittadine e dalla convulsione dei condomini turistici e degli albergoni a tante stelle.
Quella di Ouranopoli e quella di Komitsa, entrambe verso il confine con lo stato teocratico di Monte Athos, e la spiaggia di Agios Georgios ad Ammoulliani, una piccola isola che si raggiunge con una traversata in traghetto di pochi minuti.
Ad Agios Georgios, alle 10 del mattino, ci sono più gabbiani che umani.
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