mercoledì 5 ottobre 2011

Si gonfia la rete

"Nessun altro posto al mondo, dopo quel giorno, mi è parso così tanto oggetto di una possessione demoniaca e collettiva: Rio a carnevale sembra Stoccolma il due novembre, a confronto" 

Maurizio De Giovanni   "Ti racconto il 10 maggio" 

Vero è. Me lo ricordo.  Dal terrazzo all'ultimo piano in via Salvator Rosa, il fiume azzurro.
E in strada poi,  le signore dei bassi del Cavone - tutte impernacchiate manco un matrimonio - avevano sistemato  i tavoli e le pentole di pasta e fagioli (e sui fili per il bucato da un balcone all'altro niente lenzuola e mutande, solo gagliardetti azzurri). 
Nessun incidente, niente muorti e feriti, nessun danneggiamento - dice De Giovanni. 
Non ci potrei giurare, ma certamente in illo tempore non erano ancora pasciuti i maumau  come quelli che, domenica scorsa, per rallegrarsi con la squadra al rientro da Milano, sono entrati nell'aeroporto di Capodichino sfondando le vetrate coi motorini.

Lo sport non mi interessa. 
Il calcio meno di niente.
(quanti uommechi per tirare due cavuci a una palla - penso allo sciopero dei calciatori, ma andassero a cacare - ; che indecenza  diventare miliardari per fare quello che a miriadi fanno pure scavzi e tra la  polvere e gli sterpi, solo per il piacere di giocare;  che fetenzia vedere stereotiparsi i sogni  dei ragazzini "voglio fare il calciatore, tengono 'e sorde,  'e guaglione belle")
La partita non la guardo, anche se non posso evitare - solo i tappi nelle recchie - di sentire in tempo reale,  dalla voce del condominio e della strada,  l'andamento dell'incontro.
Eppure non riesco a mantenermi.
In caso di vittoria, il giorno dopo me lo cerco in rete.
(giusto in tempo prima che il signor Sky faccia togliere i video, violazione dei diritti di  sticaz, ma tanto, come li mantieni gli sguscianti che filmano la tv e si confezionano in proprio i videoclip?)
Mi mette allegria, a prescindere.
(La festa, la festa: mi meraviglio sempre di me stessa)
Lui è l'iterazione della "possessione demoniaca e collettiva".
Raffaele Auriemma.

3 commenti:

  1. Neanch'io mi interesso di calcio, nemmeno di quello giocato dalla nazionale e condivido ogni singola parola hai scritto su quell'idea grottesca e indecente che ha portato al surreale sciopero dei calciatori (solo in un paese come questo, probabilmente, è possibile arrivare a simili livelli di idiozia e di sfacciataggine); ma soprattutto mi stringe il cuore la tua riflessione su quanto il sogno del calcio - che prima di essere un business colossale, bisognerebbe ricordarselo, è un gioco - anche per i bambini sia diventato quasi esclusivamente l'ennesimo desiderio di soldi, macchine e belle donne. Un crimine, a parer mio, svilire così un sogno di bambini.

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  2. E dimentichi chillu zincar 'e Carlo Alvino.

    http://www.youtube.com/watch?v=XK2RWT-Obbw

    "Che bbott! Che cunfiett! Che purpett!"

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  3. il calcio per me è un mondo parallelo, estraneo .....sono milanista per nascita e tradizione familiare, ma non ne capisco un acca!!!
    Ma mi piace quello che scrive MDG...:)

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