Prima l'onomastico contava quasi più del compleanno. Quasi.
Certamente era più ricordabile, soprattutto lì dove vigeva la infame legge della supponta.
( uno per trecento, dal bisnonno al nipote: Giuseppe, Peppino, Giusè, Peppiniello).
Io me li scordo bellamente tutti (e anche i compleanni e gli anniversari e i compicaz)
Tuttavia.
L'abitudine di festeggiare l'onomastico, con annesso offertorio di dolcini e caffè e rustichelli e connesso sbavamento multiplo sulle guance, non s'è persa, almeno sul luogo dove lavoro.
(maledetti i calendari)
Pessima abitudine, ma non sottostare a questa equivale alla morte sociale.
(io già sono orca abbastanza, e tendenzialmente suicida sociale)Dunque sono andata a lavoro con le paste, le ho messe in bella vista sul bancone e poi, dopo aver ricevuto almeno una decina di doppi baci e toccamenti di spalla, mani sudate/fredde/rigide/mollicce altrui nelle mie, ho fatto virata e fuga per andare a nascondermi ed evitare un'altra trentina di sbavate e stritolate.
B. che è l'unica che (mi) capisce mi ha detto - vai, si vede che soffri.
Cazz - le ho risposto - è tanto evidente?
Sulla tua faccia si legge tutto - mi ha risposto.
E io che faccio - cerco di fare - esercizi continui di impassibilità.
Lo zen non è la mia strada.
"Sulla tua faccia si legge tutto...". .Impassibile e zen: no, davvero! Nel bene e nel male è bello vedere le emozioni trasparire: meglio così.
RispondiElimina