mercoledì 30 agosto 2017

Breizh con parentesi (5). Finistére.

Finistére. 
La fine delle terre, la fine del mondo.

Della parte più orientale della Bretagna, Pont du Raz è considerato il lembo di terraferma più estremo. 
E’ “Grand site de France” e  attira un cuofano di turisti, soprattutto francesi.

Si lascia l’auto in un grande parcheggio ad alcuni chilometri in linea d’aria [per uscirne, alla fine della passeggiata,  impieghiamo 35 minuti, data la mole di auto in fila ] e a ridosso di  un luogo di “accoglienza” dove oltre all’ufficio turistico vi sono svariati negozi di souvenir e ristoranti. 



Si percorre il sentiero prevalentemente “a senso unico” fino au bout du monde, insieme ad una mappata di gente: mi sento una formica incolonnata.  
[detesto i luoghi affollati]
E più che il mare, plumbeo  come il cielo, mi piace guardare la brughiera, punteggiata di  cespugli rossi  e violacei. 
Sarà la meteoropatia, ma questo grande sito non è che mi piaccia molto. 
Rinuncio persino ad arrivare alla piattaforma in punta punta. 
Piove. 
E tira vento.
La colonna quasi compatta avota ‘a capa ‘o cavallo e si incammina sul sentiero di ritorno.


Quimper è il capoluogo del Finistère, una cittadona. 
Nel centro storico domina la Cattedrale di Saint-Corentin.

la foto non è mia. 




Entrando la cosa che colpisce è  la deviazione della navata che non è perpendicolare al presbiterio.
Una navata sbilenca.









Case a graticcio, fiori sui ponti del fiume che attraversa la città,  bandiere bretoni e triskel. 
[Sono tutti uguali questi posti! – cit.]
Ma in nessun luogo mi era capitato di incontrare una piccola banda di musicisti con la divisa da carcerato modello cartoons che suona un pezzo e senza chiedere obolo o applauso si sposta di strada in strada, di vicolo in vicolo, di piazzetta in piazzetta. 
Mi perseguitano nel mio giro turistico. 
O io perseguito loro.








Locronan ha l’etichetta di  “Petites Cités de Caractère”. 
E’ un piccolo borgo con la chiesa e le case di granito: case di pietra e fiori.
Molto carino, soprattutto all’imbrunire, coi negozi chiusi – in Bretagna si va a nanna presto - e pochissime persone in giro.
(non ci sono neanche gli addetti al parcheggio a pagamento)


Sembra di essere non solo in un altro luogo, ma anche in un altro tempo. 
Forse avrebbe meritato un’altra capatina, ma temo, fortemente temo che la magia di questa sera svanisca.
[se ci fossi venuta a luglio, avrei potuto vedere un Pardon, una festa religiosa bretone in cui si indossano gli abiti tradizionali, che a Locronan si chiama  Petit Troménie.
O potrei tornare a luglio dell’anno prossimo per  assistere alla Grande Troménie, che si svolge ogni 6 anni. 12 km di pellegrinaggio nei boschi: cristianesimo e culti celtici, sincretismo religioso che ancora r-esiste]


(Grande Troménie del 2013. La foto non è mia)





Douarnenez  è uno dei maggiori centri di pesca e di conservazione del pesce della Bretagna.

Tonno e sardine in scatola in tutte le salse.

Mi chiedo perché nei ristoranti invece non venga offerta mai una sarda fresca, arrostita al momento, come in Portogallo. 


Sull’isola Tristan è stata collocata qualche anno fa una statua bifronte che rappresenta una sardina e una donna: dalla terraferma si vede la sardina, dall’isola la donna.
Il basso coefficiente di marea rende l’isola raggiungibile  
zompando tra gli scogli scivolosi ricoperti di alghe, e violando il divieto: di fatto si può visitare solo attraverso tour guidati, ma c’è un gruppone che si è già avviato, e dunque se ci vanno loro e ci vanno pure i locali, con gli attrezzi e i secchi per raccogliere i frutti di mare…
(nell’antica fabbrica di conserve e negli altri edifici dell’isola non si entra però. 
Le guide hanno le chiavi dei cancelli, aprono le porte, fanno l’appello per far entrare i visitatori e poi le richiudono).



L’isola protegge il lungo estuario in cui sorgeva l’antico porto di cabotaggio, Port Rhu, che ora è diventato per metà un museo della navigazione. 
Un museo tra terra e acqua.

Nel centro del paese c’è il mercato settimanale. 
[Ancora.
Li becco tutti.] 
Sono carine le stradine che dal centro arrivano al porticciolo turistico, al Port du Rosmeur. 
Sono orrendi le strade che attraversano il porto mercantile e i capannoni. 
Meno male che c’è la street art.



Prima di lasciare il Finistére, ancora  due  brevi tappe: Concarneau e Pont-Aven.


Concarneau è una bella sorpresa.

Non immaginavo  Ville Close, l’isola/centro storico, così relativamente grande e  ben conservata: è proprio una piccola cittadina fortificata appoggiata sul mare. 
Stracolma di turisti, ovviamente.  




Approfitto della pioggia . immancabile, anche se la giornata promette bene. e viceversa - per fare una pausa benessere: 10 minuti coi piedi in una vasca piena di pesciolini, i garra rufa. 
E così, invece di ricordare me a Concarneau che mangio una mitica fetta di Kouign amman, la ricorderò per i pesci che magnano le pellicine dei miei piedi.



Prima di ripartire, una sosta alla plage de Cornovaille.
Vuota. 
E’ agosto, ma sembra novembre.






Non c’è nessuno neanche a praticare la pêche à pied, riguardo la quale c’è anche un gigantesco cartellone “promemoria”. 



Anche Pont-Aven è sotto un cielo metallico.


Che peccato passeggiare per il  Bois d'amour, luogo d’incontro e di ispirazione degli impressionisti, e non godere a pieno dei giochi di luce tra le foglie e il fiume. 

La Promenade du Bois d’amour è il percorso più bello da fare a Pont-Aven: un pochino si sente l’aura del luogo. 



La ville invece è straripante di botteghe di artisti, biscotterie (o galetterie?), negozi di souvenir e turisti, bisogna fare i turni per affacciarsi alla ringhiera da cui si vede il mulino immortalato da Gauguin nel quadro le lavandaie. 
[detesto i luoghi affollati]


Il viaggio prosegue ancora.
A sud, verso il golfo di Morbihan, ultima tappa dell'itinerario bretone. 



I link

Pont du Raz:  sito ufficiale

Pardon: voce di Wikipedia

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