giovedì 24 agosto 2017

Breizh con parentesi. (2) Schwarzwald: Schiltach, Triberg, Gengenbach.

"Foresta nera"  (Schwarzwald in tedesco). Il nome non mi faceva di certo venire in mente  il ritiro dove Martin Heidegger  scrisse "Essere e tempo" - no, il pellegrinaggio alla casa di Heidegger te lo scordi, manco ci si può avvicinare, c'amma fa?  - quanto piuttosto  lupi,  streghe, folletti cattivi e ogni sorta di mostri.
[pesantezza e cupezza, in entrambe le versioni] 
Sarà l’estate, la stagione della luce, ma questa regione della Germania è al contrario ridente e colorata. 
Infinite sfumature di verde tingono i fitti boschi tra i paesini, ed è un piacere percorrere anche a 30 km orari  le strade – stradine – che li collegano. 

Schiltac è pieno di case a graticcio, i vicoletti sono una delizia.





Il paese è tagliato in due dal fiume Kinzing che per secoli è stato la strada dei boscaioli: il museo fluviale tramanda l’abilità nel costruire zattere e usarle come mezzo di trasporto dei tronchi.

E’ un museo gratuito, a guardia del quale c’è un anziano signore impegnato nel fare le parole crociate. 
Chissà se da giovane ha guidato una chiatta, se la memoria di cui il museo è testimonianza è anche in parte la sua. 
Non potrò mai chiederlo. 
Oltre  guten Morgen non vado. 
Vicino al museo, sulla stessa sponda del fiume,  una donna ritira il bucato che sventola sui fili attaccati ai pali della luce. Li ripone in una grande cesta di vimini.
Sulla riva opposta bambini giocano con l’acqua, e altri lavorano e decorano le pietre sotto la guida di due robuste signore. 
[Un campo estivo?]

La Marktplaz ha  forma triangolare: l’edificio del comune si distingue per la facciata decorata con scene riguardanti la storia della città. 
In un localino in piazza assaggio la famigerata torta della foresta nera e un caffè espresso che del caffè ha solo il nome, però è servito con un vassoietto sul quale c’è un centrino di merletto, la tazzina, un biscottino, una microciotola con la panna, un minuscolo bicchierino con una zolletta di zucchero. 
Ah, l’identità. 
(il caffè vero e  la sfogliatella riccia, magnati a zuzzusi al bancone del bar)


Schiltac è un paesino davvero “pittoresco”, come Triberg, nel quale la tradizione degli orologi a cucù invade in senso letterale tutti i negozi di souvenir.


In uno di questi, il più famoso, mi alieno ad ascoltare il battito sincrono di  centinaia di orologi  e a guardare lo scorrere simultaneo di mappate di lancette di ogni misura e forma.
[Non ci penso proprio a comprarne uno. A parte il costo, non si addicono all'arredamento minimalista.]



Gli orologi fanno la parte del leone anche nel  museo della foresta nera, Schwarzwaldmuseum.



C’è una piccola sezione dedicata agli abiti tradizionali. 

Mi colpiscono i copricapi femminili con delle giganti palle rosse .

Sono ciliegione?






Quale prodotto della globalizzazione che si fonde con la specificità culturale,  nello spazio adiacente il parcheggio, in una sorta di piccola villa comunale in fase di costruzione, si innalzano al cielo dei mamozi che riproducono i moai:  portano sul capo mozzo le palle giganti dei copricapi tradizionali femminili.





Il fuori misura – ce l’ho enorme – si esprime al massimo nel Weltgrosste Kuckucksuhr, l’orologio a cucù più grande del mondo, che si trova a Schonach.
Due euro a cranio per entrare nella casa/orologio, disporsi nel giardino e aspettare che allo scoccare dell’ora un rigido uccellaccio esca dalla porticina mentre il boscaiolo taglia il legno. 
Osservare il meccanismo dell’orologio all’interno della casetta è impossibile, poiché prima del cucùcucù è affollata di turisti e dopo, come prima,  è inzeppata di souvenir.







Molto meglio allungarsi verso Hornberg, dove accanto ad un'altra casa dei 1000 orologi, in un piazzale,  ce n’è uno davvero gigantesco, a carillon, con un cuofano di personaggi in legno intagliato che si muovono alla modica cifra di un euro da infilare nell’apposita “gettoniera”.

Triberg è famosa  per le cascate, le più alte della Germania.


E’ possibile scegliere tra tre diversi percorsi: naturalistico, culturale e quello delle cascate, il più breve ma anche il più suggestivo.
Tra un salto e l’altro gli scoiattoli fanno capolino.




Se le cascate, come avevo letto da qualche parte, fossero state illuminate per il prolungamento dell’apertura del parco fino alle dieci, sarebbero state ancora più suggestive. 
Invece la sera avvolge ogni cosa, non si incontra manco un’anima: sono i cellulari ad illuminare il percorso, e quando si arriva alla fine i cancelli sono aperti e il botteghino  sbarrato. 
Sbarrato come  negozi e  ristoranti.






Ah, l’identità. 
(pizza a mezzanotte e cornetto alle tre del mattino, marò che bellezza)
Imparo  che in quella parte della Germania – e pure  in Bretagna - bisogna stare attenti agli orari: i negozi chiudono prestissimo, e nei ristoranti la cucina si ferma tra le otto e mezza e le nove. 
Meno male che sul fondo degli zaini sono rimaste delle merendine. Sbriciolate, ma vabbuò. 



Ultima tappa nella foresta nera, Gengenbach.


Ancora una piazza triangolare, al centro di una lunga strada alle estremità della quale resistono le porte delle mura cittadine, sovrastate da torri. 
L’ingresso nel centro storico attraverso la porta maggiore è preceduto dall’attraversamento di un passaggio a livello: fa un certo effetto vedere il moderno treno giallo sfrecciare davanti alle antiche mura.
Ancora case a graticcio, ma quelle del vicolo degli angeli sono davvero uniche: tutte hanno una sorta di portellone accanto all’entrata. 
E’ l’ingresso della cantina, a cui si accede direttamente dalla strada.




Ma ciò che mi permette di distinguere ancora di più Gengenbach dalle altre cittadine della Schwarwald è la presenza di un particolarissimo arredo urbano: mucche dipinte in modo estroso che stazionano sui marciapiedi.






Chissà perché chissà per cosa. 










Il confine è vicinissimo. 
Pochi chilometri ancora e poi il Reno, la frontiera tra Germania e Francia. 
La Bretagna però è ancora lontana.



link

Schwarzwaldmuseum Sito ufficiale del Museo di Triberg

Casa dei 1000 orologi Sito ufficiale del negozio di souvenir


1 commento:

  1. Marò, che bellezza!
    M’è tornata in mente un’istallazione con mucchette colorate sparse in città ma niente, non riesco a ricordarmi dove e quando. Ricordo il coniuge che ne fotografò tantissime. In qualche posto in Austria? Mistero. L’età che avanza…
    Ma un sobrio copricapo per il rigido inverno campano l’hai comprato?

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