domenica 22 luglio 2018

Transfagarasan, Transilvania, Trans - Romania. (2).


La prima  tappa in  Transilvania è Sibiu, ma c'è tempo per  una sosta al Castelul de Lut Valea Zanelor, ovvero il Castello di argilla della Valle delle Fate, ovvero un bizzarro progetto non completato di albergo esclusivo sulle sponde di un ruscelletto. 
Per raggiungere il complesso, occorre fare una deviazione dalla strada verso il villaggio  Porumbacu de sus. C’è il nulla. 
Anzi, ci sono campi, pecore mucche cavalli liberi, nidi di cicogne sui pali della luce. 
In ogni nido, anzi nidone, ce ne sono almeno tre. 
Ferme immobili come statue. Le inquadro per almeno un quarto d’ora. Nessun battito di ali, giro di collo, alzata di zampa. Manco fossero di plastica o gesso.
Poco oltre  un’infinità di corvi, nei campi, sui fili della luce tra un palo e l’altro. 
Flash di Hitchcockiana memoria.
[chiudi il finestrino, mettiamo l’aria condizionata]

Castelul de lut sarebbe dovuto essere un esclusivo albergo eco-frendly.  E’ possibile entrare nel complesso dietro pagamento di una cifra modesta. Gli edifici, a metà tra le architetture di Gaudì e la realizzazione concreta del villaggio dei puffi,   si possono ammirare solo dall’esterno, tranne che per una stanza, completamente vuota. C’è paglia sulla terra battuta al posto del pavimento. 

sibiu castelul de lut

Un comune chalet prefabbricato in legno funge da bar/ristoro/vendita di souvenir. 
Ruscello,  alberi,  tanti fiori e sedili costituiti da balle di fieno o tronchi di albero su cui sono poggiati cuscini colorati rendono amena la sosta. 
Una coppia di sposi, con l’equipe fotografica, attende il passaggio dei visitatori per essere immortalata nella romantica location. 
Penso che se dovessero completare il progetto, ad usufruire di questo spazio saranno pochi privilegiati. E allora, forse è meglio che resti incompiuto. 

Sibiu è una città che ti guarda. Gli edifici hanno gli occhi. Sui tetti spioventi delle case del centro storico ci sono delle finestre, dei lucernai con una forma rigonfia e allungata che sembrano davvero palpebre.

Sibiu Romania

La Strada Nicolae Balcescu è un  viale pedonale pieno di localini, di negozi, di movida. (non si tira troppo tardi la sera, però. Alle 23 già è abbastanza vuoto e silenzioso). Porta dritto dritto alla Piata Mare, la grande piazza, E’ qui che si realizza lo sguardo della città. Da questo momento in poi, tutti gli altri occhi/finestre non potranno più essere ignorati.

Sibiu

Nella vicina Piața Mică si gioca a beach volley. Fa strano, fa assai strano vedere il campo di sabbia nel mezzo della piazza, c’è  pure una striscia di sabbia libera dove i bambini giocano con i secchielli. 
[io non ce l’avrò mai il campo di beach volley nel mezzo della piazza della  mia città].

Salgo sulla torre del Consiglio. Il bigliettaio ha voglia di chiacchierare. Adora l’Italia – dice senza spiccicare una parola in italiano. Vuole fare l’allenatore della squadra  di calcio del Napoli. 
I sogni non hanno confini, ma neanche gli esaurimenti nervosi. 
Ogni piano della torre ospita un allestimento corredato da scarne informazioni o una mostra/vendita.  I piani sono collegati da scale in legno che scricchiolano ad ogni passo.
Una mandria di giovanissimi turisti  inglesi rende il cigolio quasi insopportabile. 
Dall’ultimo piano si può osservare la città dall’alto. Le finestre, mannaggia, sono chiuse e fa un caldo soffocante.

Primo assaggio di street food rumena: covrigi.   Ricordano un po’ i pretzels tedeschi, ma hanno la forma ad anello senza incrocio e possono anche essere farciti. Ne becco uno con il formaggio di capra. (cazz, avrei fatto meglio a indicare quello con la cioccolata, sarei andata sul sicuro)
Sono buoni ed economicissimi i covrigi. E ho scoperto che c’è anche una  catena locale che ne sforna in varie città rumene.
E’ un  mcdonald autoctono, ed  ha un  nome assonante e familiare: Gigi Covrigi.

Sibiu, Hermannstadt.
Sibiu, come molte altre città della Transilvania, ha avuto una forte impronta sassone: resiste nella toponomastica.
A Sibiu cento anni fa più della metà della popolazione era tedesca.
In Transilvania ci sono moltissime chiese fortificate, ex roccaforti protestanti nel cuore della ortodossia cattolica. 
Sette di queste chiese sono iscritte dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’Umanità. Visito tre tra queste.

La prima, tra Sibiu e Sighisoara, è quella di Biertan.
I villaggi che intervallano la strada tra Sibiu e Biertan si somigliano tutti: lungo la carreggiata scorrono casette basse, con il tetto spiovente, tutte attaccate. La facciata è solo una facciata: solo finestrine e portoncini. Sicuramente l’ingresso vero è interno, nella corte. Ancora carretti trainati da cavalli che trasportano fieno, legno, persone. Ancora mucche cavalli pecore. 
Biertan si differenzia dagli altri villaggi per la piazzetta, al centro della quale c’è un giardino fiorito e ben curato. 
La chiesa con la sua cinta muraria è proprio a ridosso della piazza. Addossati alla cinta due edifici: un ristorante e un ostello. Vicine vicine vicine tante altre abitazioni. 
Forse è per questo che non si riesce a percepire il senso della “fortificazione”.

Biertan




La chiesa è costruita su un piccolo rilievo. Si arriva  passando attraverso la Scara Acoperita, una scalinata coperta, bella.







Del complesso fortificato, non è possibile visitare nulla se non la chiesa e il piccolo museo di civiltà locale. .
Tutte le torri sono inaccessibili. 
Non mi sembra che ci sia molta cura, non c’è attenzione per il recupero e il restauro, anche se la chiesa ospita varie manifestazioni nel suo cortile interno. 
Tra le tre chiese fortificate, quella di Biertan è la meno affascinante.
La cosa più curiosa è la gigantesca serratura della porta della sacrestia, ex sala del tesoro. 
Le altre sono a  Viscri e a Prejmer, lungo la strada che porta  da Sighisoara a  Brasov.  


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