L’itineranza termina.
E’ ora di riconsegnare l’auto – cauzione salva! – e di prendere il famoso bus 783 dall’aeroporto Otopeni fino al centro di Bucarest. In effetti, non avendo fretta, è davvero molto comodo – ed economico – come mezzo per arrivare nel centro della città.
Prima della riconsegna, c’è il tempo di visitare il monastero di Snagov, dove pare riposino le spoglie mortali di Vlad l’impalatore.
[semp'iss]
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Il parcheggio è vuoto. Ma è un parcheggio? Sembra il cortile di una casa privata.
Il monastero è su un’isoletta del lago Snagov. Un ponte di legno la collega alla terraferma.
Le tavole del ponte sono incurvate, e poiché piove ancora, cariche di acqua.
L’apertura di gambe a compasso non mi risparmia i piedi a zuppa.
Sull’isolotto mi accolgono tre cani.
Sembrano pacifici.
Ci sono delle case con gli orti. E cavallini liberi.
Il monastero è piccolino: le pareti, le colonne, le volte, il soffitto sono completamente ricoperti di affreschi.
Una selva di facce, di occhi, di espressioni severe e ieratiche.
Di religione e religiosità capisco poco.
Entrano due persone. Davanti alle icone, fanno tre volte il segno della croce e poi toccano con la fronte le immagini.
Mi chiedo però in quanti "contemporaneamente" possano pregare nella biserica di Snagov, o nel monastero di Sinaia, o nella chiesa assai più famosa di Stravrapoleos a Bucarest.
Tutte minuscole.
Erano riservate solo a pochi monaci?
La tomba di Vlad – ammesso che lo sia - è una lastra grigia anonima piantata nel pavimento, su cui sono poggiati una cornice con il ritratto ed un lumino rosso.
[Andare in Romania per seguire le tracce di Dracula mi pare sempre più una strunzata. La Romania ha un fascino che prescinde da]
Il percorso a ritroso è più animato. Sul lago un motoscafo trascina un giovane sugli sci d’acqua.
Nella piscina di una grande villa seminascosta dal ponte e dalla vegetazione, sguazzano alcune signore molto in carne.
Bucarest mi accoglie con un cielo grigio metallico e la pioggia, appena scendo dal bus.
L’appartamento che ho prenotato è in un edificio stranissimo, una torre circolare alta un cuofano di piani.
(scoprirò che è un edificio degli anni’30, un unicum a Bucarest, un esempio di architettura brutale prima che venisse sperimentata nel resto d’Europa.
Un archetipo).
L’ascensore non mi sembra affidabile, è piccolissimo e il cigolio che fanno le porte dall’apertura manuale è quasi terrificante.
Nove piani a piedi mi consentono di osservare con meticolosità lo stato di degrado in cui versa il palazzo, e quasi tutti gli edifici che riesco ad vedere dalle finestre a tutta altezza che segnano una sezione della parete della rampa circolare.
L’appartamentino invece è carinissimo, pulito, moderno ed ha una terrazza che mi consentirà una ancora più approfondita analisi dei tetti della città, e di ammirare il tramonto in un cielo trapuntato e stridente di gabbiani, e di ascoltare lo spettacolo folkloristico proveniente dalla vicina Terasa Doamnei - a saperlo avrei portato un binocolo e guardato bene anche i ballerini in costume tradizionale.
Il “centro storico” di Bucarest è così: ci sono giganteschi edifici neoclassici, imponenti edifici di rappresentanza che ancora oggi ospitano uffici amministrativi e governativi, ed edifici finto/neoclassici di età ceaușeschiana che cadono a pezzi, palazzoni stile sovietico e negozi eleganti, negozi chiusi e dismessi e localini fighi e multietnici, muri scrostati e strade pulitissime, striscioni di avviso pericolo crollo e verdissimi e curatissimi parchi.
Bucarest è ossimorica, e carica di seduzione.
Il suo fascino è nella convivenza tra il desiderio di liberarsi del fardello del passato recente e il bisogno di tenere memoria di quel passato, il cui segno distintivo era cancellare ogni traccia della Storia.
Il vampiro, il succhiasangue, il dracula dei rumeni è stato Nicolae Ceaușescu.
La Transfagarasan è bellissima da percorrere, certo.
Adesso molti abitanti dei villaggi che la strada attraversa hanno convertito le proprie abitazioni in pensioncine o bed & breakfast e traggono dei benefici dal flusso turistico.
Eppure non credo che quando decise di costruirla, nel 1970, il conducator pensasse a torme di motociclisti inebriati dall’idea di fare le curve a recchia in uno scenario naturale meraviglioso.
Per edificare la mastodontica Casa del popolo, ora Palazzo del Parlamento (iniziato negli anni ‘80, quando in Europa l’idea di bene culturale era diventata onnicomprensiva ), con tutte le pertinenze annesse e il Bulevardul Unirii, venne rasa al suolo buona parte del centro storico della città.
Alcune chiese ortodosse vennero traslate letteralmente per salvarle dall’abbattimento.
E se gli Champs-Élysées avevano un loro perché, il boulevard rumeno è stato una vera e propria follia anacronistica, espressione di un puerile ce l’ho più lungo.
[la casa del popolo è il ce l’ho più grosso]
Il mio sguardo su Bucarest è stato epidermico e veloce, dovrò tornare, per fermarmi a fumare il narghilè in uno dei tanti locali del bellissimo Passaggio Macca Villacrosse, per pranzare ancora una volta nell’elegantissimo e iperturistico Caru' cu bere (magari ci vado a mezzogiorno, quando c’è meno folla), per ritornare e comprare qualcosa nella meravigliosa Cărturești Carusel, per scoprire a quale chiesa appartiene la cupola dorata che si vede dalla terrazza dell’appartamento in cui ho alloggiato, e per fare e vedere tutto ciò che non ho fatto e non ho visto.
Tornare a Bucarest e ripartire per il Parco Naturale delle Montagne del Maramures, da attraversare con il treno a vapore, la Mocanita.
[ - “L’anno prossimo voglio andare in Maramures con Mocanita **”
- “E chi è?”
- “E’ un treno a vapore.”]
* Cărturești Carusel
Le tappe precedenti:
Transfarasan, Transilvania, Trans.Romania
Transfarasan, Transilvania, Trans.Romania (2)
Transfarasan, Transilvania, Trans.Romania (3)
Transfarasan, Transilvania, Trans.Romania (4)
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