domenica 29 ottobre 2023

La fredda estate nei Paesi Bassi. (3) Olanda Meridionale

Visitata già Amsterdam, la più bella – e ora lo posso dire con assoluta certezza – città dei Paesi Bassi, sarebbe stato bello fare puntatina in tutte le altre  province olandesi.

Nonostante la piccola estensione del territorio e le distanze relativamente brevi, ci sarebbero voluti almeno 20 giorni, tappe di avvicinamento escluse.

Molte province dei Paesi Bassi vengono sacrificate al giogo del tempo e del portafoglio.

Si comincia dall’Olanda Meridionale. Geervliet è un piccolo borgo ad una ventina di chilometri da Rotterdam.

La casetta in cui abbiamo alloggiato era un tempo un pollaio, immersa in un enorme giardino, alle spalle il mulino a vento, di fronte il campanile della chiesetta.

Le galline, considerate dei pet – hanno anche i nomi, impronunciabili naturalmente – razzolano quiete e discrete.

Un’oasi di pace.

Di contro non immaginavo le strade/autostrade  olandesi così tanto trafficate. Nu burdell di auto, camion, file ai semafori, agli incroci, sui ponti, per entrare e uscire dai parcheggi.

Dei malori delle grandi città gli olandesi sono immuni al senso di insicurezza.

Nessun  cancello, recinto, muretto, filo spinato, né siepi altissime  a chiudere le villette e le basse abitazioni.

Nessuna inferriata o grata alle finestre -  larghe finestre alla quota stradale - nessuna porta blindata.

A Brielle – che mi fa pensare all’Irlanda, non so perchè -  sul marciapiede, davanti ad una finestra, uno scaffale con tanti barattoli di marmellata home made, una scatola di latta e un cartello con l’indicazione dei prezzi. Nessuno a vigilare.

Scegli il vasetto, lo prendi, metti i soldi nella cassetta e te ne vai.

Un modello improponibile alle mie latitudini.

Sui davanzali delle grandi finestre, schermate solo talvolta da tendine decorative, non mancano vasi con e senza fiori, piantine, statuine, sculture, cazzimpocchi.

Talvolta i davanzali sono talmente affollati di cose che viene il dubbio se dietro la finestra ci sia un’abitazione privata o un negozio di chincaglierie.

Poi butti l’occhio oltre il davanzale e vedi il divano su cui qualcuno legge o guarda la tv.

[penso ai bassi napoletani e alla mia inversa percezione della protezione dell’intimità] 

Balconi, cortili, terrazze, giardini, sono tutti attrezzati con poltroncine, tavolini, sedie a sdraio e ombrelloni.

Vorrei sapere quando se ne vedono bene, con la pioggia semiperenne.

Pioggia fine fine, a volte a scrosci, e un attimo dopo esce una lenza di sole, anche se per lo più tutto è grigio e per scattare una foto si aspetta l’attimo fuggente.

Rockaine è una delle località balneari più famose dell’Olanda meridionale, ci sono centinaia di lettini ripiegati uno sull’altro, ombrelloni a palma tristemente vuoti, ma un cuofano di gente – pochi in tenuta da bagno in verità - che si rilassa al freddo vento.

A me piacciono le dune e gli uccelli padroni della spiaggia.

Fingo di non vedere lo stabilimento balneare.

Se l’Olanda avesse dalla sua anche il clima benevolo, sarebbe davvero quasi un paradiso terrestre.

Un paradiso sottile come una piadina romagnola.

Mi spiego come un cocente desiderio di alterità la smisuratezza dei nuovi palazzi di Rotterdam (e non solo di Rotterdam), o la fama di Valkenburg -  una folla esagerata, molto più che nelle grandi città -  un paesino collinare nel sud dell’Olanda, che non mi sembra davvero niente di che. Ma il paesaggio è appena appena più verticale. 

A Rotterdam lo spirito di Escher, la compenetrazione tra più mondi, aleggia su tutta la nuova architettura.


I vetri e gli specchi sui grattacieli e sull’astronave che è il  depot Boijmans (una meraviglia), nel Markthal (il dentro visto da fuori e il fuori riflesso sul dentro) e anche, per le prospettive improbabili, nelle case cubiche.



Gli edifici o complessi di edifici iconici di Rotterdam sono davvero imperdibili.

A Gouda il giovedì, nella stagione estiva, nella piazza davanti allo Stadhius, si inscena con tanto di carretti e cavalli e giovani vestiti da antichi casari con zoccoli e cappellino, la vendita del formaggio.

Le grandi forme di plastica formano due ali di fronte al municipio. Il vero gouda si acquista alle bancarelle, che fanno ala alle ali del finto formaggio.

La pioggia non ferma la vendita né la messa in scena.  Ma con la pioggia è tutto più triste.

Lo stadhius, pur con le bandierine rosse, ha un inquietante aspetto gotico.

E meno male che la maggior parte dei Gouda hanno la paraffina gialla e non nera come l’Asiago o il Bella lodi. 

L’Aia, anzi Den Haag è una città  molto elegante, un salotto buono.


Lo si nota anche dai tipi seduti ai tavolini dei locali: in nessuna altra città dei paesi bassi ho notato così tante signore con  cappelli a faldone e  foulard (Ambrogio, un cioccolattino), e non solo nei dintorni della strada delle ambasciate.

Escher in Het Paleis (quanti disegni italiani!) e il Panorama Museum sono due musei assai belli.

Certo, il costo del biglietto del Panorama Museum sembra un po' esagerato per un solo quadro (c’è anche altro, ma è decisamente trascurabile), ma di dipinti così  non credo ce ne siano altri. Non immaginavo di trascorrere più di un’ora a guardare una sola opera.

Un po' per il trastulliamento davanti alle prospettive aliene di Escher, un po' per l’osservazione minuta del quadrone di paesaggio di Hendrik Willem Mesdag (14 metri di altezza e 120 metri di circonferenza), la riviera della città me la sono persa.

Vabbuò. Ma tanto per cambiare, anche a Den Haag piove e fa freddo.


La fredda estate nei Paesi Bassi. (1)

La fredda estate nei Paesi Bassi. (2)

La fredda estate nei Paesi Bassi. (4)

La fredda estate nei Paesi Bassi. (5)

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