domenica 29 ottobre 2023

La fredda estate nei Paesi Bassi.(2)

Verso e da i Paesi Bassi  c’è da attraversare la Svizzera. Meglio evitare la frontiera di Chiasso  attraversando  la Valle d’Intelvi (tornanti a precipizio). 

La dogana di Arogno è sbarrata, non c’è nessuno. Si fila - alla velocità  che le strade di montagna consentono – lisci come bisce.

Ma a sapere dell’esperienza mistica che c’è da vivere nel tunnel del san Gottardo, avrei fatto tutt’altro giro, altri chilometri e altre tappe,  per arrivare nei Paesi Bassi.

Non è solo per l’angoscia che invade  percorrendo i 18 km della galleria –  l’indicatore di temperatura esterna  sale a 36 gradi, mentre prima di entrare nel tunnel  ne erano 14 – quanto per   le file chilometriche  prima di arrivare all’imbocco. 

3 ore per percorrere 10 km. 

[La Svizzera non è un paese per automobilisti.] 

Colmar  è inondata da cicogne. 

Il souvenir tipico, oltre ai pupetti in costume disegnati da Hansi, Jean-Jacques Waltz,  che sta all’Alsazia francese come Hergè al Belgio. 

C’è persino un museo a lui dedicato, con un pianterreno/negozio di libero accesso (mi sono limitata a quello). 

Colmar viene definita la piccola Venezia per i suoi canali attraversati da canoe/gondolette. E però. Barchetelle sui canali nelle città attraversate da fiumi ce ne sono a bizzeffe,  anche a Bruges in Belgio per non dire in Olanda. 

Ma il centro storico è davvero carino, nonostante la venatura eccessiva di horror vacui. [Che bisogno c’è di impupazzare le case a graticcio, che già sono colorate e decorate, di fiori, cuori, bambullelle, farfalle, nastri, fiocchi?]

Più di Colmar sono belli i piccoli borghi che distano  qualche manciata di chilometri. 

Più di Riquewihr, famosa per la piazza con la fontana che – dicono – abbia ispirato la scenografia de La Bella e la Bestia, delizioso è Eguisheim: la piazza centrale con la chiesa di San Leon IX, sui cui tetti e pinnacoli hanno fatto nidi tante cicogne, è davvero suggestiva. 


La folla però si concentra nella viuzza più istagrammata, quella in cui una casa stretta segna un bivio. Quasi impossibile vederla senza la fila di fotografi, modelle e  selfisti.

Al ritorno,  in linea parallela, altra nazione, la sosta è nella parte più meridionale della Foresta nera. 

Munstertal, tra le valli, a breve – relativamente breve – distanza da Friburgo

Il clima non è clemente. Piove, fa freddo. 

Ma irresistibile è la voglia di mettere i piedi ammollo nei canaletti di Friburgo, complice un imprevisto e benvenuto cielo luminoso. 


I bambini, tenendole con una funicella, lasciano scorrere  sui canaletti delle barchette. [Però lo sguazzo con mani o coi piedi  è un gioco   più divertente]

La cattedrale di Friburgo è maestosa: è giorno di mercato e la piazza pullula di bancarelle. Frutta, formaggi e salumi e tante piante e fiori. Folla. 

A Friburgo il rapporto tra antico e moderno stride.  

Vedere la scritta Mc DONALD’s a caratteri cubitali sull’edificio attaccato alla Martinstor, o sfrecciare un  tram sui binari posti sotto l'antica porta, è pura  cacofonia.

Baviera, Baden, ed è subito birra. 

Ma anche no. 

Staufen im Breisgau,  la collina sulla quale dominano le rovine del castello Burgruine e alle cui pendici si erge un grande Bacco di pietra, è tappezzata di vigne. 

Grappoli pieni, turgidi. 

La festa del vino – quella di Friburgo me la sono persa – ha il carattere della sagra. 

Magna  e bevi. 

Alla prima bevuta si paga anche il bicchiere.  Lo si porta appresso di stand in stand per la mescita, e alla fine, quando  i vini di tutti i produttori  sono stati assaggiati – ma anche solo di un paio, gli astemi e i blandi bevitori sono tollerati – lo si  consegna  per la restituzione del denaro. 

O diventa souvenir. 

Meglio il vino che il bicchiere.

Meglio il vino che la birra. Anche in Germania.


La fredda estate nei Paesi Bassi (1)

La fredda estate nei Paesi bassi (3)

La fredda estate nei Paesi bassi (4)

La fredda estate nei Paesi bassi (5)




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