Non lo ricordo da quanto tempo, in tempo di elezioni, il quartiere ha cominciato a riempirsi di facce.
Dei manifesti con l’imperativo “vota antonio” sotto al simbolo del partito, ne ho antica memoria
(e delle schede elettorali facsimile con il voto e il nome già espresso, a quintalate nella cassetta della posta, e dei cugini di cugini che si presentano bellamente alla porta, anche se tu non li vedi da 20 anni).
Ma non ricordo quando è diventata così capillare e diffusa, come strategia di propaganda elettorale, tappezzare case, vicoli e palazzi, oltre che gli appositi affari predisposti per le pubblicità, con le gigantografie delle facce dei candidati, dei loro mezzobusti.
Penso soprattutto ai pesci piccoli, non ai grandi piraña.
I grandi piraña ci hanno gli addetti all’ immagine, i pubblicitari, le agenzie e mappate di soldi.
I pesci piccoli credo si rivolgano al fotografo dei matrimoni (ma è proprio bravo, eh).
Penso alle pose, alla camicia e alla cravatta (giacchetta sì o giacchetta no? Che grande dilemma) scelte con chissà quanta cura e affanno, al lavoro del fotografo, le luci e le ombre (suvvia, non si può mica mostrare il peggiore profilo), gli sfondi.
Nelle intenzioni autopromozionali e propagandistiche, il serioso impegnato è alla scrivania o a braccia incrociate, il pimpante giovanile si staglia nel fondo celeste o bianco con posa sciolta, il rassicurante si offre con il sorriso dolce e lo sguardo malinconico, il durissimo integerrimo è dritto e fiero come un palo.
C’è chi osa senza ritegno.
Mi perdo nei particolari estetici.
Guardo le facce, le orecchie a sventola o con un lobo smisurato, le occhiaie, un naso adunco o con delle gigantesche narici, l’eccesso di peli sopraccigliari (le sopracciglia doppie e vicine sono indizio di animo cattivo! – reminescenza lombrosiana) , la bocca troppo durbans per non essere una dentiera, i radi capelli o i capelli gelatinati.
Guardo le facce e non faccio caso ai nomi, neanche allo slogan o al partito o alla coalizione.
Tutte diversamente uguali, le facce dei candidati.
ma con quale coraggio uno si presenta alle elezioni non riuscirò mai a capirlo!!!
RispondiEliminaTutte uguali ,davvero, le facce, trasversali ai partiti e alle ideologie.
RispondiEliminaOrmai si deve guardare al simbolo del partito per sapere da che parte stanno.L'omologazione è anche questa.
La mia era una blaterata di tipo estetico.
RispondiElimina(sono infastidita dalla successione di visi e di pose che ricoprono ogni spazio)
Il coraggio non è quello di mettere la faccia, basta un pizzico di esibizionismo per quello.
Il coraggio vero è nel presentarsi senza avere i propri interessi in primo piano, nel non accettare i compromessi e le mazzette e gli inquacchi dei giochi di potere.
Io so, ma non ne ho le prove, che troppe delle facce che campeggiano attorno a me quando metto il piede fuori di casa hanno avuto solo il "coraggio" di mettere la faccia sul manifesto.