domenica 17 aprile 2011

Nomen omen (Cloe)

Per lungo tempo non ho potuto fare a meno di provare insofferenza - a prescindere -  per le Susanna e i Clemente.
La prima Susanna - finta tutta panna -  che ho conosciuto da bambina,  era un'insopportabile pettegola.
Clemente, poveraccio, era un bacchettone brutto come la peste e con l'alitosi, e non c'era verso di fargli capire che si poteva parlare pure a 50 centimetri di distanza, ti si appiccicava contro (face to face).
E ancora associo ad un nome brutto come Imelda -  Imelda, che terribilità - la quintessenza della dolcezza.
(son tutte dolci le Imelde del mondo)

Intanto.
Il nome ce lo portiamo appresso senza che nessuno ce lo abbia chiesto.
Nominati così.
Supponte talvolta.
Nomi ereditati dai  nonni (il piccolo Onofrio, Oni per i compagni d’asilo), consacrati dalle mode del momento (quanti Diego Armando hanno adesso tra i 25 e i 20 anni), dalle devozioni popolari (le giovanissime Mariarca e i Pio, i santuari della madonna dell'arco e di Pietralcina tirano, tirano).

Da piccola non amavo il mio nome. Neanche ora, ma ormai mi appartiene, come il neo sulla gamba, il dito torto, come ogni pezzetto del mio corpo.
Ci si abitua e ci si riconosce.
Ma non mi dispiacerebbe chiamarmi Cloe.

"A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono.
Al vedersi immaginano mille cose uno dell'altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi.
Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s'incrociano per un secondo e poi si sfuggono, cercano altri sguardi, non si fermano.
(....)
Così tra chi per caso si trova insieme a ripararsi dalla pioggia sotto il portico, o si accalca sotto un tendone del bazar, o sosta ad ascoltare la banda in piazza, si consumano incontri, seduzioni, amplessi, orge, senza che ci si scambi una parola, senza che ci si sfiori con un dito, quasi senza alzare gli occhi.
Una vibrazione lussuriosa muove continuamente Cloe, la più casta delle città. Se uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia d'inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d'urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe."

Italo Calvino - Le città invisibili.

1 commento:

  1. Beh, cara mia: Cloe non dispiacerebbe nemmeno a me. Anche Alea, pero',suona bene.
    Trovo il mio nome fin troppo lezioso: l'unica consolazione è che mi potevo chiamare Letizia oppure Sheron o Gessica ( scritti cosi')o Marisol
    Accontentiamoci !

    RispondiElimina