Decine e decine
di canali, centinaia e centinaia di ponti, miriadi e miriadi di
biciclette. Volti.
Amsterdam.
Del centro di questa città che forse troppo tardi ho
visitato ciò su cui più volte ho fissato lo sguardo sono stati i visi delle
persone che attraversavano i ponti, brulicavano nelle stradine, sfrecciavano sulle bici.
Facce giovani.
Amsterdam è una città giovane, strabordante di ragazzi
e ragazze.
“Mi raccomando, vai nei coffee shop e portami i semi”
Una sì, una no.
C’è sempre tempo per fare qualsiasi cosa o piuttosto ogni
cosa va fatta al suo tempo? Non so rispondere.
Di certo, se fossi andata ad Amsterdam anni e anni fa la
scelta delle cose imperdibili da vedere
o da fare sarebbe stata diversa da quella che ho fatto nella pianificazione del
viaggio.
In primis, il museo Van Gogh.
[vado a Roma a
vedere il Colosseo]
Il museo Van Gogh era così altamente in primis che ho acquistato i biglietti sul sito del
museo un mese prima dell’arrivo.
Nel museo si
accede solo prenotando on line, ma il numero di ingressi riservato ai
possessori della I Amsterdam city card* ( che avevo già acquistato) - è limitato , e dunque, se non si prenota con ampio
anticipo, si rischia di saltarlo.
(Giammai!)
Scelto il giorno, scelto l’orario – ad apertura,
sperando in poca folla e grande godibilità, effettuato il pagamento, in un
lampo sono stati inviati i voucher scaricabili anche sul cellulare.
Semplice, rapido, comodo, non proprio economico (19
euro a capoccia).
Un paio di giorni prima della partenza arriva la mail “We look forward to welcoming you” con la quale le informazioni pratiche riguardo
la visita sono esplicitate da un video “personalizzato” – sorridente olandesino all’ingresso del museo
con cartellone su cui campeggia il nome
dell’aspirante visitatore, il nome che
si materializza nel pannello con l’albero stilizzato degli amici di Van Gogh.
Una figata di video, molto ben promettente [sta casa aspetta ‘a tte], anche se per un attimo mi ha evocato i
libricini di favolette che prendevo raccogliendo i punti dei pannolini, dove in
alcune pagine comparivano i nomi dei miei figli Pinco e Pallina.
E invece.
Fila all’ingresso, anche se scorrevole.
Folla.
Asetticità negli enormi spazi vuoti dell’atrio a cui
si accede da una scala mobile, che mi ha fatto pensare ad un centro commerciale
più che ad un museo.
L’audioguida (costo 5 euro, da aggiungere ai 19 del
biglietto di ingresso) fornisce spiegazioni
dal sapore didattico.
Asetticità nelle sale che ospitano i quadri,
moltissime opere giovanili, alcune tele dipinte su ambo i lati, con soggetti
diversissimi, a testimonianza della spasmodica ricerca di Vincenzo.
Eppure, le opere sembrano depotenziate dalla struttura
che le accoglie.
Le più note sono ulteriormente depotenziate dalla
quantità di teste e di spalle che sono loro davanti.
L’esposizione permanente è ricca, ma didascalica, senza
tensione né poesia.
[Non sarebbe piaciuta a Van Gogh.]
Compensano in parte questa freddezza le mostre
temporanee.
Ho trovato affascinante l’installazione Van Gogh dreams: cinque spazi da attraversare in cui suoni luci e colori evocano il travaglio dell’artista ad Arles, quando era quasi convinto di trovare nel calore della campagna nel sud della Francia la serenità.
Ho trovato affascinante l’installazione Van Gogh dreams: cinque spazi da attraversare in cui suoni luci e colori evocano il travaglio dell’artista ad Arles, quando era quasi convinto di trovare nel calore della campagna nel sud della Francia la serenità.
Prima che tutto si arravugliasse
nuovamente.
(Arles, Arles. Il giardino dell’ex ospedale
psichiatrico in cui era ospitato conserva la stessa tipologia e disposizione di
piante e fiori che dipingeva dalla finestra della sua stanza, e ricordo ancora il
brivido guardando la geometria floreale, la stessa che vedevano i suoi occhi.
Quanta emozione.)
Restituita l’ audioguida, risalita la scala mobile, riuscita
nella grande piazza dei Musei, avrei potuto fare la tripletta.
Dopo Van Gogh, mi sarei potuta tuffare nel presente dello Stedelijk, il museo dell'arte moderna e nel passato del Rijksmuseum.
E invece, per dirla con le parole di Calvino, “...ogni
scelta ha un rovescio cioè una rinuncia, e così non c'è differenza tra l'atto
di scegliere e l'atto di rinunciare."
*dell'I Amsterdam city card dico nella seconda nota, qui
Il tempo e la I Amsterdam city card
la terza nota sugli altri musei
Micropia ed oltre
Quarta nota:
birra, formaggio, fiori e biciclette
Quinta nota;
case vicoli canali e palazzi.
Il tempo e la I Amsterdam city card
la terza nota sugli altri musei
Micropia ed oltre
Quarta nota:
birra, formaggio, fiori e biciclette
Quinta nota;
case vicoli canali e palazzi.
Nessun commento:
Posta un commento