venerdì 19 luglio 2019

Amsterdam: quattro giorni e cinque note. Il Museo Van Gogh.

Decine e decine  di canali, centinaia e centinaia di ponti, miriadi e miriadi di biciclette. Volti.

Amsterdam.

Del centro di questa città che forse troppo tardi ho visitato ciò su cui più volte ho fissato lo sguardo sono stati i visi delle persone che attraversavano i ponti, brulicavano nelle stradine,  sfrecciavano sulle bici.
Facce giovani.
Amsterdam è una città giovane, strabordante di ragazzi e ragazze.

Mi raccomando, vai nei  coffee shop e portami i semi
Una  sì, una no.
C’è sempre tempo per fare qualsiasi cosa o piuttosto ogni cosa va fatta al suo tempo? Non so rispondere.
Di certo, se  fossi andata ad Amsterdam anni e anni fa la scelta delle cose  imperdibili da vedere o da fare sarebbe stata diversa da quella che ho fatto nella pianificazione del viaggio.
In primis, il museo Van Gogh.
[vado  a Roma a vedere il Colosseo]
Le  cinque note a memento del viaggio ad Amsterdam cominciano da qui.


Amsterdam Museo Van Gogh


Il museo Van Gogh era così  altamente in primis che ho acquistato i biglietti sul sito del museo un mese  prima dell’arrivo.
Nel  museo si accede solo prenotando on line,   ma il numero di ingressi riservato ai possessori della I Amsterdam city card* ( che avevo già acquistato) -  è limitato , e dunque, se non si prenota con ampio anticipo, si rischia di saltarlo. 
(Giammai!)
Scelto il giorno, scelto l’orario – ad apertura, sperando in poca folla e grande godibilità, effettuato il pagamento, in un lampo sono stati inviati i voucher scaricabili anche sul cellulare.
Semplice, rapido, comodo, non proprio economico (19 euro a capoccia).

Un paio di giorni prima della partenza arriva la mail   “We look forward to welcoming you”  con la quale le informazioni pratiche riguardo la visita sono esplicitate da un video “personalizzato” –  sorridente olandesino all’ingresso del museo con cartellone su cui campeggia il  nome dell’aspirante visitatore, il  nome che si materializza nel pannello con l’albero stilizzato degli  amici di Van Gogh.
Una figata di video, molto ben promettente   [sta casa aspetta ‘a tte],  anche se per un attimo mi ha evocato i libricini di favolette che prendevo raccogliendo i punti dei pannolini, dove in alcune pagine comparivano i nomi dei miei figli Pinco e Pallina.
E invece. 
Fila all’ingresso, anche se scorrevole. 
Folla.
Asetticità negli enormi spazi vuoti dell’atrio a cui si accede da una scala mobile, che mi ha fatto pensare ad un centro commerciale più che ad un museo.
L’audioguida (costo 5 euro, da aggiungere ai 19 del biglietto di ingresso) fornisce spiegazioni  dal sapore didattico.
Asetticità nelle sale che ospitano i quadri, moltissime opere giovanili, alcune tele dipinte su ambo i lati, con soggetti diversissimi, a testimonianza della  spasmodica ricerca di Vincenzo.
Eppure, le opere sembrano depotenziate dalla struttura che le accoglie.
Le più note sono ulteriormente depotenziate dalla quantità di teste e di spalle che  sono loro davanti.
L’esposizione permanente è ricca, ma didascalica, senza tensione né poesia.
[Non sarebbe piaciuta a Van Gogh.]
Compensano in parte questa freddezza le mostre temporanee. 

mostra Van Gogh dreams




Ho trovato affascinante l’installazione Van Gogh dreams: cinque spazi da attraversare in cui suoni luci e colori evocano il travaglio dell’artista ad Arles, quando era quasi convinto di trovare nel calore della campagna nel sud della Francia la serenità. 
Prima che tutto si arravugliasse nuovamente.




(Arles, Arles. Il giardino dell’ex ospedale psichiatrico in cui era ospitato  conserva la stessa tipologia e disposizione di piante e fiori che dipingeva dalla finestra della sua stanza, e ricordo ancora il brivido guardando la geometria floreale, la stessa che vedevano i suoi occhi. Quanta emozione.)  

Restituita l’ audioguida, risalita la scala mobile, riuscita nella grande piazza dei Musei, avrei potuto fare la tripletta.
Dopo Van Gogh, mi sarei potuta tuffare nel  presente dello Stedelijk,  il museo dell'arte moderna e nel passato del Rijksmuseum.
E invece, per dirla con le parole di Calvino, “...ogni scelta ha un rovescio cioè una rinuncia, e così non c'è differenza tra l'atto di scegliere e l'atto di rinunciare."

Non  sono pentita di aver scelto e di aver rinunciato. Non piove.


amsterdam piazza dei musei



*dell'I Amsterdam city card dico nella seconda nota, qui
Il tempo e la I Amsterdam city card


la terza nota sugli altri musei
Micropia ed oltre


Quarta nota:
birra, formaggio, fiori e biciclette

Quinta nota;
 case vicoli canali e palazzi.






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